Colombia: p. Giraldo (gesuita), “problema degli armamenti ostacolo a pace sociale”. Tulia (giornalista), “denunce internazionali, come quelle del Sir, nel 2021 hanno salvato vite”

È stato presentato a Bogotá il libro “Tribunal Popular en Siloé: Conmemorar, dignificar, resistir” che comprende una cronologia, una mappatura sociale della memoria e la sentenza del Tribunale popolare di Siloe emessa nel febbraio di quest’anno, dopo aver documentato diversi eventi violenti che hanno coinvolto lo Stato colombiano in assassinii e aggressioni contro i giovani nell’esplosione sociale avvenuta nel 2021, concentrandosi sulla città di Cali.
Secondo l’inchiesta, durante l’esplosione sociale del 2021, 159 persone sono state vittime nel quartiere di Cali di Siloé. Di queste, 16 persone sono state uccise dalle forze di sicurezza e due risultano scomparse.
Tra i presenti all’incontro, padre Javier Giraldo, gesuita da circa mezzo secolo in prima linea per la pace in Colombia. “C’è un aspetto dei cambiamenti più strutturali che il presidente Gustavo Petro non ha preso in considerazione – ha detto –. È il problema degli armamenti, con la dipendenza dagli Stati Uniti. Il Governo dato una scrollata ai militari, ha licenziato alcuni generali, ma il problema è più fondamentale: non ha affrontata la dottrina militare, che deve essere radicalmente delegittimata. È necessario trasformare le strutture militari, porre fine alla dipendenza dal controllo statunitense della sicurezza dello Stato ed eliminare il porto d’armi. È un problema molto difficile, ma finché continueremo a pensare che la soluzione a tutto sia con le pallottole, non raggiungeremo mai la pace”.
Ha proseguito il gesuita: “Sebbene la politica di ‘Pace totale’ sia attualmente impegnata in colloqui con le strutture paramilitari in vista della loro cessazione, l’effetto dell’impunità su strutture con radici istituzionali così profonde continua a sostenerle. È impossibile costruire un futuro legale e umano sulla persistenza impunita di un passato illegale e disumano. In conclusione, vorremmo sottolineare l’importanza di questo prezioso sforzo, questa nuova pubblicazione della sentenza del Tribunale popolare di Siloe, promossa dalla Fondazione Boell”.
Afferma dalla capitale colombiana Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani e presente all’incontro: “Sono stato testimone di un impressionante ringraziamento di Sixta Tulia, giornalista e attivista di 30 anni, che 29 aprile 2021 fu sequestrata da 10 incappucciati della Polizia del Gaula (che successivamente ha riconosciuto e denunciato), vestiti da civili, che l’hanno torturata fisicamente e psicologicamente Mi ha spiegato che una repressione ancora più feroce è stata evitata perché c’erano insieme a noi gli osservatori di Europa che denunciavano, che scrivevano, come è accaduto dalle colonne dell’agenzia Sir, avete salvato vite. Il potere della solidarietà internazionale è grande”.

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