Stati generali della natalità: De Palo, invertire trend demografico “si può fare se tutto il sistema Paese se ne fa carico”. Figli “portano speranza”

“In Italia parliamo di famiglie solo quando ci sono problemi: famiglie e inflazione… Diminuisce il potere di acquisto delle famiglie, aumentano le bollette per le famiglie, i mutui delle famiglie raddoppiano, le donne che devono scegliere tra lavoro e famiglia. Ecco, nella nostra narrazione le famiglie vengono sempre utilizzate solo come unità di misura”. Lo ha sottolineato stamattina Gigi De Palo, presidente della Fondazione per la natalità e del Forum nazionale delle associazioni familiari, che ha aperto, a Roma, nell’Auditorium della Conciliazione, la seconda edizione degli Stati generali della natalità.
“Noi con questi Stati generali della natalità vogliamo provare a cambiare lo schema narrativo: le famiglie non devono essere l’unità di misura, spesso negativa, tra l’altro, ma la misura dell’unità per il Paese. Non a caso tutti i provvedimenti su questi temi riescono ad avere maggioranze trasversali. Perché quando ci sono nemici che fanno male o che mettono a rischio la coesione di un Paese, si riesce a fare squadra nonostante le differenze…”.
Il presidente del Forum e della Fondazione ha chiarito: “Siamo qui per dire che sì, si può fare! Si può fare molto di più di quello che stiamo facendo. Si può pensare di raggiungere – come ci siamo detti lo scorso anno – i 500mila bambini nati l’anno. Si può fare se ci si lavora. Se ci diamo un obiettivo serio. Ma non è un affare che riguarda solamente il Governo o la politica. Si può fare se tutto il sistema Paese se ne fa carico. Le aziende, i media, le banche, lo sport, la cultura, i sindacati. Si può fare, come sempre, se saremo in grado di fare squadra. Non ci possiamo permettere la faccia scura e rassegnata di chi pensa che le cose non cambieranno mai. Di chi pensa che tanto è una battaglia persa”.
“Se siamo – ha aggiunto – qui è perché un figlio porta con sé un regalo immenso: la speranza. E come è difficile parlare di speranza in questo tempo di pandemia e di guerra. Sembra un controsenso. Ma la speranza è roba seria. Non è l’ottimismo farlocco riassumibile nel mantra ‘andrà tutto bene’, ma l’occhio della tigre consapevole di chi pensa che si può fare, ma dipende da noi. Di chi desidera un mondo sostenibile perché sa che il futuro non sarà abitato da lui, ma dalla persona a cui darebbe la sua vita e per questo vuole renderlo un bel posto”. Per De Palo, “la nascita di un figlio, lo vedremo, al di là di tutte le dinamiche economico-sociali che genera è un atto di amore e di bellezza. È un modo per dire: vale talmente tanto la pena esserci, è talmente bella questa vita che mi scoppia una bellezza dentro che devo condividere con qualcuno. È tanto bello il mare che non lo posso tenere tutto per me…”.

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