Lavoro: Oxfam, “già prima della pandemia un lavoratore su 8 in Italia era in povertà”

Precarietà – tra salari bassi, saltuarietà e discontinuità lavorativa – forti e crescenti disuguaglianze, sfruttamento, insicurezza, valore sociale scarsamente riconosciuto. È la fotografia della crisi del lavoro in Italia, sempre più socialmente insostenibile, restituita dal nuovo rapporto “Disuguitalia: ridare valore, potere e dignità al lavoro” presentato oggi all’Oxfam Festival, “Costruiamo un futuro di uguaglianza”. “Il lavoro, pilastro fondativo del nostro patto di cittadinanza, rappresenta la base per la dignità e la libertà dell’individuo. Con il proprio lavoro ognuno è chiamato a concorrere al progresso materiale e spirituale della società – ha commentato Roberto Barbieri, direttore generale di Oxfam Italia – Oggi però il lavoro è troppo spesso leso nella sua dignità, per troppe persone non basta a soddisfare i bisogni del proprio nucleo familiare e avere prospettive di un futuro dignitoso. Il dettato costituzionale rischia di subire una pericolosa rilettura con la povertà lavorativa assurta nei fatti a fondamento della Repubblica”.
Drammatica la situazione che colpisce milioni di lavoratori, denunciata nel rapporto. In Italia – secondo gli ultimi dati disponibili – 1 lavoratore su 8 vive in una famiglia con reddito disponibile insufficiente a coprire i propri fabbisogni di base e l’incidenza della povertà lavorativa, misurata in ottica familiare, è cresciuta di tre punti percentuali in poco più di un decennio, passando dal 10,3% del 2006 al 13,2% del 2017. Il fenomeno colpisce di più, in termini relativi, chi vive in nuclei monoreddito, chi ha un lavoro autonomo, e chi, tra i dipendenti, lavora nel corso dell’anno in regime di tempo parziale.
Cambiando prospettiva e guardando esclusivamente agli esiti individuali sul mercato del lavoro, anche l’incidenza dei lavoratori con basse retribuzioni risulta in forte crescita, passando dal 17,7% del 2006 al 22,2% nel 2017. Quasi un lavoratore su 5 percepiva nel 2017 una retribuzione bassa con il rischio più elevato per gli occupati in regime di part-time. Si conferma la più forte vulnerabilità delle donne: il lavoro povero è più diffuso nel segmento femminile della forza lavoro con la quota delle lavoratrici con bassa retribuzione attestatasi al 27,8% nel 2017 a fronte del 16,5% tra i lavoratori uomini.

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