Amoris Laetitia: Bordeyne (Pont. Istituto teologico Giovanni Paolo II), “importante passare dalla pastoralità al principio di sinodalità”

“La morale familiare per Francesco è una pedagogia della traiettoria. La morale è una conseguenza dell’incontro con Gesù Cristo, è una conseguenza dell’incontro con la miglior parte di se stessi. È un modo pazzesco, nuovo e pedagogico di riformare la morale”. Così rev. Philippe Bordeyne del Pontificio Istituto teologico Giovanni Paolo II per le scienze del matrimonio e della famiglia, durante il convegno sulla esortazione apostolica Amoris Laetitia, in corso a Roma alla Pontificia Università Gregoriana. Sulla sessualità, il docente richiama il concetto di caos: “La sessualità è un continente misterioso dal quale sorge la vita. La Chiesa deve osare evocare questo caos in cui la fede proclama l’affermazione della vita. Credo ci sia della complessità ma ancor di più del disordine o assenza di ordine iniziale nella sessualità”. E sulla morale sessuale, “i fedeli istruiti della loro coscienza – dice – fanno del loro meglio per rispondere al Vangelo. Credo che il numero 37 di Amoris Laetitia vada messo in relazione al concetto della pedagogia reciproca. Le famiglie sono chiamate a essere attori attivi della pastorale. Questo significa abbandonare il concetto che i pastori siano gli unici capaci di trasmettere la dottrina. Per me è importante passare dalla pastoralità al principio di sinodalità”. La crisi derivata dallo scandalo degli abusi sessuali “ha fatto prendere coscienza – afferma – che i vescovi devono camminare con il popolo di Dio, per cogliere insieme le sfide della sessualità nel mondo attuale”. Il docente ricorda come a febbraio 2021 sia stato invitato a lavorare con la Conferenza dei vescovi francesi sul tema degli abusi sessuali. “Il cammino è stato fatto con i laici e ciò ha fatto la differenza. Ciò che è difficile per i vescovi lo è anche per le famiglie. Faccio questo esempio per dire che il passaggio dalla pastoralità alla sinodalità si svolge nella Chiesa. L’argomento è talmente difficile che credo sia il momento di creare dei laboratori interculturali fra clero e laici, coinvolgendo tutti, perché è lì che il cammino che sembrava impossibile diventa possibile”.

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