Ucraina: Forlì, l’impegno di “Salute e solidarietà” a favore di madri con figli minori e l’invio di farmaci e presidi utili negli scenari di guerra

(Foto: Il Momento)

Tra le tante realtà del volontariato che si stanno muovendo per fare la propria parte c’è l’associazione “Salute e solidarietà”, che partecipa al Tavolo di coordinamento per l’emergenza Ucraina costituito dal Comune di Forlì e dalla Protezione civile, per il versante sanitario dell’accoglienza. A raccontarlo è “Il Momento”, settimanale d’informazione della diocesi di Forlì-Bertinoro. “Abbiamo presentato un progetto – spiega il presidente Giorgio Maria Verdecchia – rivolto all’assistenza delle madri ucraine con minori. Opereremo sul fronte della valutazione della condizione di salute, dello stato vaccinale, dei tamponi e del processo di inserimento nel Sistema sanitario. Forniremo anche un sostegno psicologico e un servizio di traduzione per superare le difficoltà linguistiche con i bambini”. A questo si aggiunge la raccolta e l’invio di farmaci e presidi utili negli scenari di guerra. L’incontro organizzato dall’associazione lo scorso 3 marzo ha visto la presenza anche di Lyudmyla Hadomska, 25enne ucraina specializzanda in gastroenterologia, arrivata da Ternopil il 26 febbraio per ricongiungersi al padre e alla madre che vivono e lavorano in città da 10 anni. “Non posso completare l’ultimo anno di università, ora chiusa, né lavorare in ospedale, perché solo gli uomini sono chiamati a farlo. Ho il cuore spezzato nel vedere quello che sta accadendo nel mio Paese”. Dopo uno stallo di 16 ore ai confini con la Polonia, la giovane ha affrontato un viaggio di due giorni per raggiungere Forlì: “In Ucraina manca cibo, elettricità, latte per i bambini e perfino gli animali d’allevamento non riescono a essere nutriti. La situazione è tragica, i russi uccidono i civili, tramite i blogger si vedono le esplosioni in diretta”. Il patriottismo, però, prevale sulla paura: “Presi dallo spavento, il primo giorno di guerra molti si sono dati alla fuga. Ora, però, queste stesse persone vorrebbero tornare nel Paese per difenderlo. Anch’io vorrei fare qualcosa”.

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