Papa Francesco: ai sindaci italiani, “partire dai poveri per servire il bene di tutti”. “Trasformare le periferie in laboratori di una società diversa”

(Foto Vatican Media/SIR)

“Spesso voi avvertite il dramma che si vive in periferie degradate, dove la trascuratezza sociale genera violenza e forme di esclusione. Partire dalle periferie non vuol dire escludere qualcuno, è una scelta di metodo; non una scelta ideologica, ma di partire dai poveri per servire il bene di tutti”. Lo ha affermato questa mattina Papa Francesco ricevendo in udienza l’Associazione nazionale Comuni d’Italia (Anci).
“Non c’è città senza poveri”, ha osservato Francesco, aggiungendo che “i poveri sono la ricchezza di una città. Questo a qualcuno sembrerebbe cinico; no, non è così; ci ricordano – loro, i poveri – le nostre fragilità e che abbiamo bisogno gli uni degli altri”. “Ci chiamano alla solidarietà, che è un valore-cardine della dottrina sociale della Chiesa, particolarmente sviluppato da san Giovanni Paolo II”, ha proseguito il Papa, rammentando che “in tempo di pandemia abbiamo scoperto solitudini e conflitti all’interno delle case, che erano nascosti; il dramma di chi ha dovuto chiudere la propria attività economica, l’isolamento degli anziani, la depressione di adolescenti e giovani – pensate al numero dei suicidi dei giovani! –, le disuguaglianze sociali che hanno favorito chi godeva già di condizioni economiche agiate, le fatiche di famiglie che non arrivano a fine mese… E anche, mi permetto di menzionarli, gli usurai che bussano alle porte. E questo succede nelle città, almeno qui a Roma”. “Quante sofferenze avete incontrato!”, ha evidenziato Francesco, per il quale “le periferie non vanno solo aiutate, devono trasformarsi in laboratori di un’economia e di una società diverse”. “Infatti, quando abbiamo a che fare con i volti delle persone, non basta dare un pacco alimentare”, ha ammonito: “La loro dignità chiede un lavoro, e quindi un progetto in cui ciascuno sia valorizzato per quello che può offrire agli altri. Il lavoro è davvero unzione di dignità!”. Perché la questione non è “portare il pane a casa: questo non ti dà dignità. Si tratta di guadagnare il pane che tu porti a casa. E quello sì, ti unge di dignità”.

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