Iraq: card. Sako (patriarca), “Natale ci insegna ad essere operatori di pace”

Ci saranno anche il neoeletto presidente della Repubblica irachena, Abdul Latif Rashid, il primo ministro, Muhammad Shia al Sudani, alla messa di Natale a mezzanotte a Baghdad, presieduta dal patriarca caldeo, card. Louis Raphael Sako che, in vista del Natale, ha diffuso il suo messaggio. Il Natale, si legge, “non è solo una celebrazione di un anniversario di duemila anni fa, o una celebrazione di folclore con fascino esteriore come decorazioni, regali e visite, ma il Natale ci insegna la consapevolezza e la fede nella continuazione della presenza di Dio tra noi. Il Natale non finirà e la speranza di una nuova umanità che viva nella pace, nell’amore e nel perdono rimane un desiderio vivo nel cuore di ogni essere umano”. Purtroppo, annota Mar Sako, “è un peccato che questo Natale arrivi in un momento in cui il mondo soffre di crisi sempre più gravi come la guerra micidiale tra Ucraina e Russia, e divisioni, conflitti e ingiustizie, in Iraq, Palestina, Siria, Libano e Yemen, dove i cittadini, e in particolare le minoranze, sono diventati oggetto di violenza, poveri e sfollati”. Da qui l’appello ad “intraprendere il dialogo diplomatico per risolvere i problemi; inoltre le persone perverse devono rendersi conto che il male non durerà, e Dio li riterrà responsabili, e che solo il bene rimane, e, anche se di poca entità, è una benedizione”. Il Natale, prosegue il messaggio, “ci insegna ad essere operatori di pace, di carità, di difesa degli oppressi, di sollievo per gli orfani, le vedove e i poveri, e non possiamo crescere e svilupparci senza una vita spirituale, i valori morali e la cooperazione per ristabilire l’armonia in questo mondo, creato bello da Dio, che ce lo ha affidato per organizzarlo, conservarlo e farlo prosperare”. L’Iraq, conclude Mar Sako, “è un Paese di civiltà, di culture e di glorie, con grandi persone di tutte le religioni e categorie. È tempo di tornare alla nostra originalità e ai nostri valori, costruire fiducia sociale ed educarci ad accettare la diversità, consolidare la convivenza e la lealtà verso la patria che abbraccia tutti sotto la regola della cittadinanza paritaria. Questo progetto non è compito del solo primo ministro, ma i cittadini hanno una grande responsabilità con il loro sostegno, la cooperazione e la cura per proteggere l’unità e la sovranità del Paese e il suo progresso in modo che tutti possano vivere in pace e felicità. Onestamente, non c’è altro modo”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Chiesa