Diocesi: Trento, l’arcivescovo Tisi ha celebrato una messa per Natale nella casa circondariale di Spini di Gardolo

(Foto: diocesi di Trento)

Tradizionale messa natalizia dell’arcivescovo di Trento, mons. Lauro Tisi, domenica scorsa 18 dicembre, nella casa circondariale di Spini di Gardolo insieme ai detenuti, al personale (polizia penitenziaria ed educatori), ad alcuni volontari. Ne informa oggi la diocesi in una nota. “Siamo felici di accoglierla, la sua presenza è una risposta al nostro bisogno di speranza e di fiducia”, ha detto uno dei detenuti all’Arcivescovo all’inizio della Messa, concelebrata dal cappellano del carcere, don Mauro Angeli, accanto al diacono Fabio Chiari, referente della Caritas diocesana, da anni impegnata in molteplici servizi nella struttura detentiva a Spini. Il portavoce dei carcerati ha poi ricordato i quattro verbi risuonati dietro le sbarre nelle settimane d’Avvento: sognare, attendere, domandare, convertire. “Mentre ci diciamo disposti a cambiare per non compiere più errori, ci domandiamo però – si è interrogato a nome di tutti i detenuti presenti – quale futuro ci attende. Per questo chiediamo alle persone di credere ancora in noi”.
All’arcivescovo si è rivolta anche la direttrice Anna Rita Nuzzaci, dal 2019 alla guida del carcere cittadino dopo aver guidato per 16 anni il carcere di Bolzano: “Grazie vescovo Lauro, per la sua vicinanza alla fragilità, che non è solo quella delle persone qui detenute, perché la fragilità appartiene a noi tutti. Ne è prova anche il nostro ordinamento che, come la religione, vuole tendere la mano, per dire che non è mai troppo tardi per cambiare”.
“Oggi posso dire che qui è davvero Natale, perché in carcere, così come negli ospedali, siamo sicuri della presenza del Signore”, ha esordito mons. Tisi. “Sogno per voi – ha aggiunto nell’omelia – che possiate uscire e trovare chi vi porta nel cuore e al quale voi stessi possiate regalare la vita. La sofferenza maggiore è percepire che non hai nessuno a cui regalare la vita, questo è il vero carcere. Qui, invece, c’è molta più vita di quello che si pensa, anche perché spesso vi aiutate come nessuno sa fare.
Anche quest’anno i detenuti hanno allestito l’albero di Natale e un grande presepe dalla cui capanna, posta ai margini – un po’ come accade con il carcere ai bordi della città –, si diparte un fiume e una catena luminosa, segno di energia e vita che si propaga a partire da quel Bambino di Betlemme costretto a nascere in una stalla. “Grazie per la vostra testimonianza, vi ricorderò il giorno di Natale nella Messa in cattedrale”, ha assicurato l’arcivescovo ai detenuti e a tutto il personale del carcere, in particolare agenti di polizia penitenziaria, educatori e insegnanti ai quali ha riservato un grazie particolare per il delicato servizio svolto nella struttura di Spini. Con la promessa di ritornare a celebrare l’Eucarestia nella settimana pasquale. “Chiediamo – ha aggiunto Nuzzaci – una collettività più aperta che non si dimentichi del carcere solo per il fatto che non sta più al centro della città, ma soprattutto – ed è un appello che rivolgo in particolare alle imprese e ai piccoli artigiani – una collettività che possa offrire la possibilità, per chi esce dal carcere, di trovare un lavoro e rifarsi una vita”.

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