Diocesi: vescovi di Milano, Monreale, Novara, Roma, Salerno e Palermo, “illecite le azioni liturgiche compiute da padre Giuseppe Galliano”

“Le azioni liturgiche compiute da padre Giuseppe Galliano, anche in luoghi diversi dagli edifici di culto, avvengono in violazione delle norme canoniche e delle disposizioni della competente autorità ecclesiastica”. Lo affermano, in un comunicato congiunto, i vescovi delle diocesi di Milano (Mario Delpini), Monreale (Gualtiero Isacchi), Novara (Franco Giulio Brambilla), Salerno (Andrea Bellandi), Palermo (Corrado Lorefice) e il card. Angelo De Donatis (vicario si Sua Santità per la diocesi di Roma). Nel testo viene ricordato che “con un decreto del superiore generale della Congregazione dei ‘Missionari del Sacro Cuore’ in data 17 maggio 2022 padre Giuseppe Galliano è stato dimesso dall’Istituto religioso per ‘ostinata disobbedienza alle legittime disposizioni impartite dai superiori in materia grave’. Con tali dimissioni padre Galliano, in quanto religioso chierico, secondo il can. 701, è incorso nelle seguenti disposizioni: ‘Non può esercitare gli ordini sacri se prima non ha trovato un Vescovo il quale […], lo accolga o almeno gli consenta l’esercizio degli ordini sacri’”. “Nonostante tale divieto – proseguono i presuli – alcuni fedeli ci hanno segnalato che padre Galliano continua a celebrare l’eucarestia, o altre azioni liturgiche e devozionali, in luoghi privati, reiterando numerosi abusi in ambito liturgico e dottrinale, che gli abbiamo più volte contestato personalmente”. I pastori delle Chiese di Milano, Monreale, Novara, Roma, Salerno e Palermo ritengono “indispensabile informarli che tutte le azioni liturgiche – in primis la celebrazione dell’eucarestia – compiute da padre Galliano sono illecite e pertanto si eviti di prendervi parte a qualsiasi titolo, poiché mettono a repentaglio la vita spirituale di credenti e non credenti, a motivo di una predicazione e di una pratica liturgica e devozionale che corrompe la fede cristiana con elementi presi da forme di spiritualità incompatibili con essa”. “È nostra responsabilità – concludono – mettere in guardia dal grave rischio di porsi al di fuori della comunione cattolica qualora prendano parte a tali incontri”.

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