Diocesi: Milano, mons. Delpini apre l’anno pastorale. “La sinodalità non sia uno slogan. Dare la parola a tutti”

(Foto chiesadimilano.it)

“Mentre si avvia questo nuovo anno pastorale, ancora segnato dall’incertezza e dall’inquietudine per la pandemia che ci ha duramente colpito, anche a tutti noi l’angelo del Signore annuncia: non temere, santa Chiesa di Dio che sei in Milano! Non temere la tristezza, la solitudine, lo smarrimento, la costatazione che il gregge si sia disperso, che risorse e forze siano diminuite. Non temere! Sii lieta!”. L’invito “non temere” è tornato più e più volte, oggi, nel pontificale celebrato in duomo dall’arcivescovo, mons. Mario Delpini, con il quale si è aperto ufficialmente l’anno pastorale della diocesi ambrosiana. Apertura tradizionalmente fissata all’8 settembre, solennità della Natività della Beata Vergine Maria, a cui è dedicata la cattedrale. L’invito a “non temere” faceva eco alle parole che, nel Vangelo letto poco prima, un angelo rivolge a Giuseppe, lo sposo di Maria. Un’esortazione pensata anzitutto per i 15 seminaristi della diocesi ambrosiana (a cui si aggiungono due seminaristi provenienti da un’altra diocesi) che durante la celebrazione sono stati ammessi al percorso che li porterà all’ordinazione sacerdotale, e per gli 8 laici che diventeranno diaconi permanenti. “Voi forse avvertite che anche tra i consacrati sono stati seminati dal maligno il malumore e il risentimento, la frustrazione e lo scoraggiamento – ha detto loro l’arcivescovo –. Non temete di offrire la vostra testimonianza che la vita è una vocazione, che la coerenza è un motivo di fierezza, che la celebrazione dei santi misteri è il principio di un umanesimo sempre nuovo”.

Il discorso di mons. Delpini si è poi allargato a tutta la Chiesa di Milano, a cui pochi giorni fa ha affidato la nuova Proposta pastorale dal titolo “Unita, libera, lieta. La grazia e la responsabilità di essere Chiesa”, un testo da intendere “come l’invocazione di una grazia più che un insegnamento cattedratico”. Più avanti Delpini ha affermato dinanzi a un duomo affollato di fedeli: “Se c’è tristezza nella Chiesa deriva forse da uno zelo senza preghiera, da un affaticarsi senza rimanere in Gesù come il tralcio nella vite. Chiedo a tutti i fedeli […] di pregare e di insegnare a pregare perché tutti possano attingere alla fonte della gioia che non delude, perché è una fonte zampillante per la vita eterna”.
Con un riferimento al tema della sinodalità, l’arcivescovo ha aggiunto: “La sinodalità non sia uno slogan di moda, non sia una produzione di carte e un logoramento di riunioni, ma la condivisione delle responsabilità per la missione. Non temere, santa Chiesa di Dio, di creare occasioni e contesti per l’ascolto. Non temere di dare parola a tutti, uomini e donne, giovani e adulti, italiani e fedeli di ogni Paese”.
Al termine della celebrazione il vicario generale, mons. Franco Agnesi, ha ricordato alcuni appuntamenti di particolare rilievo nella vita della diocesi previsti nel corso dell’anno, tra cui il 17 ottobre la consegna del mandato ai “Gruppi Barnaba” per il percorso verso l’Assemblea sinodale decanale (in duomo); il 23 ottobre la veglia Redditio Symboli (S. Ambrogio) e la veglia missionaria diocesana (duomo); il 30 aprile 2022 la beatificazione di Armida Barelli e di don Mario Ciceri (duomo); il 18 giugno 2022 l’Incontro diocesano delle famiglie.

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