Congresso eucaristico internazionale: card. Sako (Iraq), “il dramma dei cristiani in Medio Oriente va avanti da anni e l’Occidente non è consapevole”

“Il dramma dei cristiani in Medio Oriente va avanti da anni. Le pressioni sono dure e l’emorragia dell’emigrazione continua, in Paesi come Iraq, Siria, Libano. Purtroppo, l’Occidente non è consapevole delle difficoltà e dei timori che i cristiani stanno affrontando in vari Paesi. Il radicalismo come ideologia politica e religiosa sta crescendo sempre di più in Medio Oriente e i cristiani ne sono vittime innocenti. Gli estremisti vogliono approfittare della situazione attuale per segnare la fine della presenza cristiana in Medio Oriente”. È’ “il grido” di dolore e di allarme lanciato dal card. Louis Raphael Sako, patriarca di Baghdad dei Caldei, intervenendo ieri con una testimonianza al Congresso eucaristico internazionale, in corso a Budapest fino a domenica quando arriverà per le conclusioni Papa Francesco. “I cristiani del Medio Oriente – ha detto Sako – sono la radice del cristianesimo e riteniamo che la loro presenza sia cruciale. Contano sul vostro sostegno”.  Il patriarca ha ricordato l’esplosione della cattedrale siro-cattolica a Baghdad il 31 ottobre 2010, dove 48 persone, tra cui due giovani sacerdoti, sono state uccise durante la messa domenicale. E il dramma dell’esodo di 120mila cristiani da Mosul e dalla Piana di Ninive. “Il martirio è il carisma e il fascino della Chiesa caldea”, ha affermato il patriarca di Baghdad. La visita di Papa Francesco in Iraq (5-8 marzo 2021) è stata “storica”. La sua importanza – osserva Sako –  risiede nel fatto che il Papa è andato per “sostenere una Chiesa perseguitata che continua a soffrire e a vivere in un clima di sfiducia e sospetto, che impedisce ai cristiani di vedere un futuro nel loro Paese”. Il Papa – ha dichiarato il patriarca – “ha rafforzato la fede dei cristiani e ha rinnovato la loro speranza”. Parlando dell’oggi, il cardinale iracheno ha poi aggiunto: “I cristiani condividono lo stesso sogno con tutti gli iracheni di vivere in pace, stabilità, uguaglianza e dignità. Apprezzerebbero ogni aiuto possibile per raggiungere questo obiettivo. L’unica soluzione è avere uno Stato civile, laico e forte, e una democrazia reale simile a quella applicata nella maggior parte dei paesi del mondo”, capace di “abbracciare e proteggere tutte le religioni, culture, gruppi e lingue, di gestire equamente la cosa pubblica e non interferire con le scelte religiose dei suoi cittadini”.

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