Cammino sinodale: mons. Sigalini, “serve la pazienza e la creatività ancor più forte di tutti”

Il cammino sinodale implica l’“essere presi da ciò che ci tocca profondamente, una sorta di innamoramento, di sposarne la logica per favorire la generatività, far crescere la vita attorno a sé, disponibilità al cambiamento di se stessi. È un lavoro necessario e molto decisivo per far crescere una Chiesa sinodale in tutte le sue manifestazioni, a partire dalla chiesa domestica, a quella delle nostre parrocchie senza prete, alle comunità cittadine, fino alla diocesi. Qui occorrerà mettere in atto anche strumenti fruibili da tutti, percorsi previ e grandi tentativi calibrati in cui si impara crescendo. Nessuno ora ha formule magiche. Serve la pazienza e la creatività ancor più forte di tutte le nostre formazioni di animatori per tutte le età che ci hanno impegnato nel passato, con una dose di esperienza spirituale e di preghiera molto curata”. Lo ha sottolineato mons. Domenico Sigalini, presidente del Centro di orientamento pastorale, chiudendo la 70ª Settimana di aggiornamento pastorale promossa dal Cop (Cop) ad Assisi sul tema “In cammino verso il Sinodo della Chiesa italiana”.
“La pandemia – ha aggiunto – segnerà sicuramente ogni nostra elaborazione e ricerca, anche se non ne dobbiamo essere succubi. La pandemia, secondo le parole profetiche di Papa Francesco, ci ha fatto vedere come fino ad oggi abbiamo creduto di essere sani in un mondo che in realtà era ammalato”. Per questo, “può diventare un tempo provvidenziale, l’occasione per trovare una ‘buona notizia’ anche nel mezzo di restrizioni e di dolore, un tempo dello Spirito”. “La sfida della fede non è quella di cancellare le difficoltà, ma di rinnovare la vita alla luce del vangelo e quindi far avanzare una scoperta della Parola di Dio dentro la vita”, ha aggiunto. Per Sigalini, “si deve fare una seria riflessione teologica per una sinodalità integrale, che mentre disegna la forma della Chiesa diventa pure fermento e parola che indica uno stile dell’essere Chiesa ne segna il pensare, l’ideare, il decidere, il realizzare e il verificare il cammino della chiesa nel tempo”. “Ci sarà da ripensare con molta passione e partecipazione ai processi decisionali con tutte le interazioni differenziate, ma dentro un afflato che è più grande di noi, che lo Spirito non fa mancare, che ci può vedere talvolta contrapposti, ma sempre alla ricerca di un si che tutti converte e coinvolge”, ha continuato, ammonendo: “Non potrà assolutamente mai mancare la preghiera allo Spirito Santo che diventa attore e guida della Chiesa come dono di Gesù che ci lascia dopo il suo tornare a sedere alla destra del Padre, la sua morte e risurrezione”.

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