Afghanistan: Tavolo asilo, “accogliere le persone in fuga con iniziative all’altezza della tragedia in corso”

Per l’accoglienza dei profughi afgani “l’Ue, i suoi Paesi membri e l’Italia, che hanno una significativa parte di responsabilità in quanto sta avvenendo, devono mettere in campo iniziative all’altezza della tragedia che si svolge davanti ai nostri occhi”: lo chiedono le organizzazioni laiche e cattoliche riunite nel Tavolo Asilo, in un documento propositivo presentato oggi a Roma. “Il processo di evacuazione che ha interessato alcune migliaia di persone e che non potrà proseguire a causa della chiusura delle operazioni e del progressivo deterioramento della situazione, non può certamente rappresentare l’unica azione messa in atto dai Governi dell’Unione europea – ribadiscono le organizzazioni –. Fino ad oggi la quasi totalità dei profughi, rifugiati e sfollati prodotti dalla guerra in Afghanistan, ha trovato accoglienza nei Paesi limitrofi (soprattutto Pakistan e Iran che hanno accolto il 90% dei 5 milioni di afghani che sono stati costretti a lasciare il Paese); nell’Ue negli ultimi dieci anni sono state presentate meno di 700.000 richieste di asilo”. Eppure, sottolineano, “appaiono inaccettabili le conclusioni del Consiglio Ue dei ministri degli Interni, tenutosi il 31 agosto scorso, che di fatto escludono un impegno degli Stati membri ad accogliere i cittadini afghani in fuga, scaricando gli oneri sui Paesi limitrofi e ribadendo l’obiettivo prioritario della protezione dei confini esterni dagli ingressi non autorizzati”. Il Tavolo Asilo chiede, tra l’altro, “protezione e assistenza umanitaria ai 39 milioni di afghani rimasti nel Paese”.
Tra le richieste specifiche all’Italia quella di “trasferire alle rappresentanze consolari nei Paesi limitrofi le competenze relative al rilascio di visti d’ingresso per i cittadini afghani, in particolare quelli per ricongiungimento familiare”; di consentire l’accesso in Italia di quelle persone che hanno già ricevuto un nulla osta per il ricongiungimento familiare dalle autorità italiane e non sono riusciti ad ottenere il visto; di facilitare il reingresso di cittadini afgani titolari di un permesso di soggiorno italiano ma bloccati in Afghanistan o nei Paesi limitrofi; di favorire l’arrivo e l’accoglienza degli studenti universitari attraverso visti d’ingresso per studio; e di assicurare “ai cittadini afghani comunque presenti in Italia, l’immediato accesso alla procedura per il riconoscimento della protezione internazionale e ad un titolo di soggiorno”, ove possibile “omettendo il colloquio personale con il richiedente”. Le organizzazioni ribadiscono la necessità, a questo proposito, di ampliare il sistema d’accoglienza pubblico.

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