Società: The Economy of Francesco e Movimento SlotMob, 17 Regioni coinvolte nella mobilitazione contro l’azzardo. I bar senza macchinette

Dal Piemonte alla Sicilia, passando per le Marche, con ben 4 città, e per l’Umbria, cuore dell’Italia, sono 17 le regioni coinvolte oggi, sabato 10 luglio, nella mobilitazione SlotMob contro l’azzardo promossa da “The Economy of Francesco” e dal Movimento SlotMob, con il coinvolgimento di molte associazioni e movimenti. In varie città del Paese, i proprietari e i gestori di innumerevoli bar e esercizi commerciali – con il supporto di giovani economisti volontari aderenti al movimento internazionale “The Economy of Francesco” – sono stati così in prima linea per spiegare e dimostrare che continuare ad ospitare nei propri locali slot machine, lotterie istantanee, gratta e vinci, e mini casinò significa incentivare la ludopatia, aumentare le diseguaglianze sociali e alimentare un sistema di usura e di mafia.
“Ho visto pensionati giocarsi l’intera liquidazione in pochissimo tempo – anche 50 o 60mila euro – e madri di famiglia spendere somme ingenti, tanto da non essere più in grado di iscrivere i propri figli ad attività sportive o comprare loro dei vestiti”, racconta Fabio Condello, quarantaseienne, proprietario del bar “da Fabio”, in via Onorato Vigliani a Torino Mirafiori, che ha aderito allo SlotMob. “Faccio questo lavoro da 1982, da quando aiutavo i miei genitori che avevano un bar. All’epoca si giocava a carte, c’era il totocalcio, al massimo il calcio balilla o un flipper e, se andava bene, una televisione intorno alla quale tutti si radunavano per guardare le partite. Il bar era un punto di aggregazione ludica nazional popolare dove si socializzava e si intessevano rapporti. Poi, con l’avvento dei videopoker negli anni ’90, noi baristi abbiamo cominciato a fare sempre più utili, ma il guadagno non è andato di pari passo con il benessere sociale e psicologico dei clienti. All’epoca, non c’era la consapevolezza che l’azzardo compulsivo potesse diventare pericoloso, soprattutto per le persone più sole o fragili, e non si prestava troppa attenzione all’etica sociale. Poi, nel 2014, mi sono accorto che quel luogo di aggregazione sociale che i miei genitori avevano creato con così tanta fatica ed attenzione all’altro, soprattutto in un quartiere come quello di Mirafiori, fatto di immigrazione e spesso di esclusione sociale, non era più lo stesso: c’erano più drogati di giochi che clienti con i quali potevi parlare. Così, ho deciso di dismettere tutte le macchinette e da allora è tornata l’umanità”. Per Condello, “lo Stato deve intervenire legalmente per combattere l’azzardo” smettendo “di continuare a promuoverlo. Un esempio concreto? Perché non si impone ad ogni giocatore di fornire il proprio codice fiscale in modo che automaticamente scatti un tetto massimo di denaro da spendere in funzione delle proprie possibilità? Questo sarebbe un modo sicuro per tutelare i cittadini”.

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