Papa Francesco: a Federazione Luterana mondiale, “no ad accordi al ribasso o sincretismi concilianti, ma un’unità riconciliata nelle differenze”

(Foto Vatican Media/SIR)

“Proseguiamo con passione nel nostro cammino dal conflitto alla comunione sulla strada della crisi. La prossima tappa riguarderà la comprensione degli stretti legami tra Chiesa, ministero ed Eucaristia”. Lo ha detto Papa Francesco, stamani, durante l’udienza con i rappresentanti della Federazione Luterana mondiale, ricevuti in Vaticano. “Sarà importante guardare con umiltà spirituale e teologica alle circostanze che portarono alle divisioni, nella fiducia che, se è impossibile annullare le tristi vicende del passato, è possibile rileggerle all’interno di una storia riconciliata”. Il Pontefice ha indicato l’assemblea generale della Federazione nel 2023 come “un passo importante per purificare la memoria e valorizzare tanti tesori spirituali, che il Signore ha disposto per tutti lungo i secoli”.
Ricordando la sua visita a Lund, il Pontefice ha ricordato che “in quella indimenticabile tappa ecumenica abbiamo fatto esperienza della forza evangelica della riconciliazione”. “Non più estranei, ma fratelli”. Papa Francesco si è soffermato poi su tre aspetti: un solo Dio, un solo battesimo e un solo corpo. L’udienza avviene nel giorno della commemorazione della Confessio Augustana. Un segno “perché cresca l’unità tra di noi”. Guardando al credo di Nicea come “espressione vincolante di fede non solo per cattolici e luterani, ma anche per i fratelli ortodossi e per molte altre comunità cristiane”, il Papa lo ha considerato “un tesoro comune”. E ha auspicato che “il 1700° anniversario di quel grande Concilio, che ricorrerà nel 2025, dia nuovo impulso al cammino ecumenico, che è un dono di Dio e per noi un percorso irreversibile”.
Soffermandosi sul battesimo, Papa Francesco lo ha indicato come “il dono divino originario, che sta alla base di ogni nostro sforzo religioso e di ogni impegno al raggiungimento della piena unità”. “Perché l’ecumenismo non è un esercizio di diplomazia ecclesiale – ha concluso -, ma un cammino di grazia. Esso non poggia su mediazioni e accordi umani, ma sulla grazia di Dio, che purifica la memoria e il cuore, vince le rigidità e orienta verso una comunione rinnovata: non verso accordi al ribasso o sincretismi concilianti, ma verso un’unità riconciliata nelle differenze”.

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