Coronavirus Covid-19: Inail, nel settore sanitario i contagi scesi nell’ultimo quadrimestre sotto il 45% dei casi totali

Rispetto ai contagi sul lavoro da Covid-19 si “conferma l’inversione di tendenza osservata a partire dallo scorso mese di febbraio rispetto al trend dei mesi precedenti”. È quanto emerge dalla scheda “I dati sulle denunce da Covid-19 (monitoraggio al 31 maggio 2021)” diffusa oggi dall’Inail.
Se la sanità e assistenza sociale nell’ultimo quadrimestre è scesa sotto la soglia del 45% dei casi codificati, riposizionandosi sugli stessi livelli dell’estate 2020 grazie all’efficacia delle vaccinazioni, che hanno coinvolto prioritariamente il personale sanitario, altri settori produttivi registrano infatti una crescita dell’incidenza di contagi professionali, pur rilevando un calo in valori assoluti rispetto alla “seconda ondata” del periodo ottobre 2020-gennaio 2021. È il caso, in particolare, dei trasporti, del commercio, dei servizi di alloggio e ristorazione, dei servizi di informazione e comunicazione e del manifatturiero, che raccolgono complessivamente il 31,4% dei casi, contro l’8,4% della “prima ondata”, il 29,0% del periodo estivo e il 10,6% della “seconda ondata”.
L’analisi per professione dell’infortunato, viene spiegato, conferma che circa un terzo dei decessi riguarda il personale sanitario e socio-assistenziale. La categoria dei tecnici della salute è quella più coinvolta dai contagi, con il 37,7% delle denunce complessive, l’82,7% delle quali relative a infermieri, e il 10,7% dei casi mortali codificati (il 67,2% infermieri). Seguono gli operatori socio-sanitari con il 18,5% delle denunce (e il 4,5% dei decessi), i medici con l’8,6% (5,9% dei decessi), gli operatori socio-assistenziali con il 7,0% (2,7% dei decessi) e il personale non qualificato nei servizi sanitari (ausiliario, portantino, barelliere) con il 4,8% (3,7% dei decessi). Tra le altre professioni spiccano gli impiegati amministrativi, con il 4,5% delle denunce e il 10,6% dei casi mortali, gli addetti ai servizi di pulizia, i conduttori di veicoli con l’1,3% delle denunce e il 7% dei casi mortali, gli addetti ai servizi di sicurezza, vigilanza e custodia e gli impiegati addetti al controllo di documenti e allo smistamento e recapito della posta. Riguardo agli altri settori, sono circa 2.700 le infezioni di origine professionale di insegnanti, professori e ricercatori di scuole di ogni ordine e grado e di università statali e private, riconducibili sia alla gestione dei dipendenti del Conto dello Stato sia al settore Istruzione della gestione Industria e servizi.
In generale, l’età media dei contagiati dall’inizio dell’epidemia è di 46 anni per entrambi i sessi (59 per i deceduti). Il 42,5% del totale delle denunce riguarda la classe 50-64 anni. Seguono le fasce 35-49 anni (36,7%), under 35 anni (18,9%) e over 64 anni (1,9%). L’86,3% delle denunce riguarda lavoratori italiani. Il restante 13,7% sono stranieri, concentrati soprattutto tra i lavoratori rumeni (pari al 21,0% dei contagiati stranieri), peruviani (12,8%), albanesi (8,1%), moldavi (4,5%) ed ecuadoriani (4,2%). Nove morti su 10 sono italiani (90,3%), mentre la comunità straniera con più decessi denunciati è quella peruviana (con il 14,5% dei casi mortali dei lavoratori stranieri), seguita da quelle albanese (12,9%) e rumena (9,7%).

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