Terra Santa: p. Patton (Custode), da nuovo Governo “indicata una certa disponibilità a riprendere un dialogo in vista di un possibile processo di pace”

“Si può sempre sperare, e questa volta c’è anche un elemento in più: il fatto che, sin dalle prime parole sia il primo ministro Naftali Bennett, sia i membri della coalizione, hanno esplicitamente indicato di voler di usare un linguaggio diverso rispetto a quello utilizzato nell’ultimo periodo e, quindi, di voler abbassare i toni per evitare di suscitare scontro e odio, non solo tra Israele e Palestina, ma anche dentro lo stesso Stato israeliano”. In una intervista rilasciata oggi a Vatican News, il Custode di Terra Santa, padre Francesco Patton, mostra cauto ottimismo riguardo i recenti sviluppi politici in Israele. Parlando del nuovo Governo, guidato da Bennet, il Custode evidenzia che “è stata anche indicata una certa disponibilità a riprendere un dialogo in vista di un possibile processo di pace e di un percorso che porti a poter vivere insieme sulla stessa terra, ebrei e palestinesi. Quindi – rimarca Patton – la speranza certamente c’è, io spero che sia una speranza che possa poi in qualche modo venire premiata da ambo le parti, e cioè che ci sia una disponibilità da parte sia israeliana, sia dell’autorità palestinese, a tradurre dichiarazioni di intenti in passi concreti”. Nell’intervista il francescano tocca anche i temi legati al Covid-19: “È assolutamente necessario far ripartire l’economia. Guardando alla situazione dei cristiani, soprattutto per quel che riguarda la Palestina, e soprattutto per quel che riguarda la zona di Betlemme – ha detto il Custode –, è fondamentale che ripartano i pellegrinaggi e quindi che riparta il turismo, perché la popolazione che vive nella zona di Betlemme, quindi Betlemme, Beit Sahour, il luogo del Campo dei Pastori, Beit Jala, luoghi con una presenza molto significativa di cristiani, vive proprio sull’indotto del pellegrinaggio. Speriamo che, nel corso dell’estate, i pellegrinaggi ripartano in modo significativo. Speriamo che vengano coniugate le esigenze della sicurezza dal punto di vista sanitario, con protocolli che non rendano troppo complicato l’organizzare il pellegrinaggio. Speriamo che i cristiani di un po’ di tutto il mondo, sentano che andare in pellegrinaggio in Terra Santa, in questo momento, significa molto di più di quello che poteva significare prima del Covid”.

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