Striscia di Gaza: Pizzaballa (Patriarca), ai cristiani locali “non siete soli, non perdete la speranza”

Patriarca Pizzaballa a Gaza

“Ciò che mi ha colpito molto è stato quando praticamente tutti mi hanno detto non bisogna solo pensare alle distruzioni materiali ma anche alle conseguenze sulle persone; quando mi hanno detto siamo esseri umani e non solo numeri di feriti, morti o vivi o sopravvissuti o un budget per progetti di ricostruzioni. Questo mi ha colpito molto”: con queste parole il patriarca latino di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa, ha commentato al Christian Media Center (Cmc), della Custodia di Terra Santa, la sua visita pastorale a Gaza che si è chiusa ieri, 17 giugno (dal 14). Visita che lo ha portato a conoscere e sostenere la piccola parrocchia (poco più di 100 fedeli, ndr.), l’unica cattolica della Striscia, della Sacra Famiglia guidata da padre Gabriel Romanelli. Il patriarca ha espresso parole di commozione per il popolo di Gaza ferito in seguito all’ultima guerra. Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari, più di 52.000 palestinesi sono riamasti sfollati, la maggior parte dei quali ora è rifugiato nelle scuole gestite dalla stessa Organizzazione Internazionale a Gaza. Una visita che ha contribuito a rincuorare i parrocchiani, come detto anche dal parroco locale, poiché oltre a far visita alle famiglie povere ed emarginate e agli ammalati, oltre alle celebrazioni religiose, ha trasmesso speranza e fiducia nonostante l’assedio e l’oppressione.

Pizzaballa ha ribadito l’impegno della Chiesa a restare vicino ai cristiani locali sia materialmente che spiritualmente. “La Chiesa sta cercando in ogni modo di garantire opportunità di lavoro ai giovani per far sì che possano costruirsi una vita e un futuro qui” ha aggiunto padre Romanelli. Le continue guerre, infatti, spingono molti giovani a emigrare, come confermato da Jeries Michel, giovane gazawo: “Ho 25 anni e sono rimasto terrorizzato e spaventato. Ho visto la morte con i miei occhi, abbiamo evacuato la nostra casa due volte a causa della vicinanza degli attacchi. La situazione era molto difficile e, sinceramente, oggi sto pensando di emigrare, visto che non ci sono più le condizioni di sicurezza per restare qui”. Dal canto suo Sami Al-Yousef, economo del Patriarcato Latino, ha ricordato che “il Patriarcato Latino è impegnato dal 2018 in un importante progetto di creazione di posti di lavoro. Tutto è iniziato con un progetto relativamente modesto, circa 10 dipendenti, ed è gradualmente aumentato a 20, 30, 40 e ora abbiamo 65 giovani, in particolare a Gaza, impiegati attraverso un progetto di borse lavoro”. Il patriarca ha, inoltre, ricordato che sono state individuate “35 famiglie cristiane bisognose di aiuto che saranno sostenute dal Patriarcato Latino, interamente o parzialmente a seconda delle situazioni. Abbiamo poi voluto dare ulteriori facilitazioni per gli studenti delle nostre scuole, tutti gli studenti non solamente i cristiani ma anche i musulmani. Solidarietà a Gaza è giunta anche dalle zone di Palestina e Israele dove sono stati raccolti oltre 60mila shekel”, oltre 15mila euro. “Ai nostri cristiani – è stato l’appello di Pizzaballa – dico innanzitutto non siete soli! Siamo qui, siamo venuti per questo, per esprimere concretamente la nostra vicinanza. Secondo: non perdere coraggio. Ho notato stanchezza; le ferite della guerra sono ancora aperte, quelle psicologiche soprattutto. Ho notato che molto spesso si usa la parola trauma, cosa che non sentivo prima. Un trauma molto forte. Quindi non perdete coraggio, non perdete la speranza”. Commentando al Sir la visita del patriarca, padre Romanelli ha espresso soddisfazione e gioia: “Ci ha lasciato parole di grande speranza, ci ha ha esortato a costruire strade di perdono, di convivenza e di dialogo. Sono questi i sentieri da percorrere per edificare la pace in una terra dove la guerra non può e non deve avere l’ultima parola”.

 

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