Turismo religioso: Ori, spariti nel 2020 in maniera irreversibile il 10% dei posti letto nelle strutture ricettive religiose

“Il settore delle strutture ricettive religiose in Italia non poteva non subire l’onda disastrosa della pandemia”. Lo dichiara l’associazione Ospitalità religiosa italiana (Ori), pubblicando i dati del Rapporto 2021: in un anno sono spariti in “maniera irreversibile” 22mila posti letto, ovvero il 10% di quelli finora destinati all’ospitalità spirituale o turistica, per studenti, lavoratori, gruppi e famiglie.
L’assenza di ospiti e i pesanti costi fissi hanno costretto congregazioni, diocesi e associazioni a chiudere i battenti di centinaia di strutture per destinarle ad altri usi, se non addirittura a liberarsene. Il calo più marcato si registra al Centro-sud, con esclusione di Roma dove si confida che i pellegrini possano tornare al più presto. Il Lazio, infatti, rappresenta l’offerta più ampia con oltre 33mila posti-letto dei 210mila disponibili su tutto il territorio nazionale. Seguono distanziati Veneto, Emilia Romagna e Lombardia, ma la regione con la maggiore “densità” di posti-letto è la Valle d’Aosta. “Per chi è rimasto aperto, questo anno di sostanziale pausa è servito per adeguarsi – ad esempio – all’accessibilità per le persone con disabilità motorie, in cui spicca il Friuli-Venezia Giulia con il 69% di strutture attrezzate”. In questo ambito gli sforzi maggiori premiano Umbria, Basilicata e Calabria, con un incremento del 13% rispetto alla rilevazione del 2019.
Tra i servizi più diffusi nelle strutture ricettive dell’ospitalità religiosa c’è il parcheggio auto (76%), il giardino (69%), la sala riunioni (68%), una cappella (60%), la sala TV (57%) e la chiesa (42%).

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