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Corte europea diritti umani: respinto l’appello della mamma della piccola Pippa Knight. I medici potrebbero staccarle i supporti vitali

Strasburgo: la Corte europea dei diritti dell'uomo

Un altro no per la mamma di Pippa Knight, un’altra porta chiusa al tentativo disperato di Paula Parfitt di salvare la sua piccola che soffre di una rara malattia neurologica, l’encefalopatia necrotizzante acuta. I medici dell’Evelina Children Hospital di Londra, dove si trova in cura la bambina, avevano deciso nel dicembre 2020 di staccare i supporti che la mantengono in vita. Ora anche la Corte europea dei diritti umani ha respinto l’appello della signora, residente a Strood, nel Kent, che, da allora, ha avviato una battaglia legale per salvare la figlia. Entrata in stato vegetativo due anni fa, Pippa Knight viene ritenuta, dai medici che la curano, non capace di una vita autonoma. I vari tribunali di appello britannici hanno dato ragione ai dottori ripetendo, in diverse sentenze, che “è nel miglior interesse di Pippa morire”. A confermare questo punto di vista è, oggi, il tribunale di Strasburgo. Secondo la Corte europea lasciando morire Pippa “il sistema legislativo del Regno Unito non viola l’obbligo delle autorità locali di proteggere il diritto alla vita”. Non si tratterebbe di una decisione arbitraria e l’appello, portato da Paula Parfitt, non avrebbe dunque fondamento. A condividere il punto di vista della mamma di Pippa Knight è, invece, la Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles secondo la quale medici e giudici, lasciando morire la bambina, “non le riconoscono l’inerente dignità umana che le spetta fin dal momento della nascita”.

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