25 aprile: mons. Perego (Ferrara), “oggi resistere è proteggere la vita di chi nasce, di chi è debole, di chi è migrante, di chi sta morendo”

“Il 25 aprile ricordiamo la Liberazione del nostro Paese dai nazisti e dai loro alleati. La Liberazione è nata dal basso, da una reazione popolare alla violenza, alle ingiustizie, coinvolgendo in modo diverso le realtà politiche, sociali e anche ecclesiali”. Si apre così il messaggio di mons. Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio, per la Festa della Liberazione, pubblicato sul settimanale diocesano La Voce.
“La tutela della dignità umana, la ricerca della giustizia e della pace, opportune et importune, opportunamente e anche provocatoriamente, sono sempre state al centro dell’interesse e dei principi morali della Chiesa, in fedeltà alle parole evangeliche”, sottolinea il presule ricordando l’impegno di tanti, anche cristiani come Teresio Olivelli, oggi servo di Dio, tra i fondatori delle Fiamme verdi, e “il sacrificio di tanti, anche sacerdoti (come il parroco di Iolanda don Pietro Rizzo o gli 11 sacerdoti del reggiano, uccisi per resistere alla violenza fascista prima e comunista atea poi)”. Nel richiamare il magistero sociale della Chiesa, da Giovanni Paolo II a Francesco, mons. Perego ricorda l’instancabile impegno della Chiesa per la tutela della dignità umana, la giustizia e la pace. E conclude: “Resistere oggi non può dimenticare la tutela della vita e della dignità della persona sempre e ovunque, liberando il nostro Paese da ogni forma di offesa, disprezzo e violenza alla vita di chi nasce, di chi è debole, di chi è migrante, di chi sta morendo. È un impegno di tutti, libero da ogni ideologia”.

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