Papa in Iraq: associazioni cristiane e musulmane salutano il Pontefice e ribadiscono il loro impegno “a servire il Paese”

“Continuare a servire e sostenere le persone esclusivamente sulla base delle loro necessità, rifiutando ogni forma di discriminazione, a rispettare i valori culturali e le convinzioni religiose degli altri; rifiutare ogni settarismo e proselitismo nelle nostre azioni e nelle nostre collaborazioni; rafforzare iniziative e approcci inclusivi che promuovano la coesione sociale; intensificare la collaborazione tra di noi al servizio dei bisognosi, mentre viviamo la nostra comune chiamata alla solidarietà”: è la carta di intenti sottoscritta da 29 organizzazioni di ispirazione religiosa – sia cristiana sia musulmana – che operano in Iraq e diffusa a due giorni dalla partenza di Papa Francesco per l’Iraq (5-8 marzo). Tra i firmatari anche Caritas Iraq, Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, Ankawa Humanitarian Committee, Fondazione Avsi, Focsiv, Cnewa/Pontifical Mission, Islamic Relief Worldwide, Jesuit Refugee Service, Adyan Foundation e Assyrian Aid Society Iraq. Nel documento le organizzazioni firmatarie salutano con soddisfazione la visita di Papa Francesco nella terra di Abramo, padre di molti nella fede. “L’Iraq – si legge nel testo pervenuto al Sir – è la culla della civiltà e un bellissimo Paese di ricco diversità culturale e religiosa dove per secoli molte comunità etniche e religiose hanno vissuto fianco a fianco”. I 29 firmatari ricordano l’ascesa dell’Isis, le guerre e l’instabilità che hanno danneggiato il tessuto sociale del Paese, così come le sfide che attendono l’Iraq. Tra queste “il milione e 200mila iracheni sfollati interni e i circa 4,8 milioni di rimpatriati, molti dei quali hanno un disperato bisogno di aiuto”. Nel frattempo, “la crisi economica, aggravata dalla pandemia Covid-19, sta spingendo molti verso la povertà e privando il governo delle risorse necessarie per assistere il proprio popolo”. Le organizzazioni ribadiscono la loro adesione al messaggio di fraternità contenuto nella enciclica “Fratelli Tutti” di Papa Francesco e nel Documento di Abu Dhabi sulla fratellanza umana. “Crediamo fermamente – scrivono – che rappresenti una via necessaria per guarire le ferite del passato e costruire un futuro per le diverse comunità del Paese. Lavoriamo in collaborazione con le autorità nazionali e locali per aiutare le comunità a riconciliarsi, a costruire la pace e rivendicare il loro diritto alla sicurezza, ai servizi e ai mezzi di sussistenza”. Da qui l’esortazione alla comunità internazionale “a mantenere il suo impegno a sostenere il popolo iracheno affinché superi le sfide attuali, in vero spirito di fratellanza umana e solidarietà”.

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