Quaresima: mons. Pompili (Rieti e Ascoli), “dietro la crisi ecologica c’è una crisi spirituale ancora più grave”

“La natura si prende cura di noi perché noi facciamo altrettanto. Ma invece di gratitudine e custodia abbiamo esercitato dominio e sfruttamento, per soddisfare i nostri capricci. Abbiamo pensato che i vincoli di rispetto richiesti da Dio Padre e dalla madre terra fossero un inutile giogo alla nostra libertà, un laccio da cui svincolarsi, un inutile freno ad una potenza in continua espansione. Ma così facendo abbiamo immiserito noi stessi, creando un mondo disumano e un ambiente invivibile”. È quanto scrive mons. Domenico Pompili, vescovo di Rieti e amministratore apostolico di Ascoli Piceno, nel suo messaggio per la Quaresima in cui ravvisa dietro la crisi ecologica “una crisi spirituale ancora più grave” nella quale, a fianco del “deserto della povertà, della fame e della sete, vi è il deserto dell’abbandono, della solitudine e dell’amore distrutto. Vi è il deserto dell’oscurità di Dio”. Per mons. Pompili “la perdita del senso di Dio ha finito con il coincidere con una sorta di disincanto rispetto alla terra, ridotta ad una ‘cava di pietra’”. Da qui la necessità di “riscoprire la sapienza biblica” che “conduce a ritrovare con chiarezza che la creazione è il primo passo dell’alleanza tra Dio e l’uomo”. Nella prossima Quaresima, conclude il messaggio, “speriamo di cominciare ad uscire dalla pandemia che ha quantomeno confermato una relazione sistemica tra l’uomo e l’ambiente. E cerchiamo di imparare a vivere secondo lo stile di vita delineato dalla Laudato si’ di Papa Francesco, laddove si parla di ecologia integrale. Se, infatti, questi problemi giganteschi non diventeranno punto di partenza per un impegno più deciso da parte di noi cristiani, la Chiesa del futuro non sfuggirà alla critica di fariseismo”.

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