Diocesi: mons. Nosiglia (Torino e Susa) al clero, “fare tesoro dell’esperienza che abbiamo affrontato, puntare sull’essenziale per sfoltire la pastorale”

“Facciamo tesoro dell’esperienza che abbiamo dovuto affrontare e che ha portato tanta sofferenza e pure morte: proseguiamo su questa strada di umanizzazione che è propria del nostro ministero”. Così mons. Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino e amministratore apostolico di Susa, in una lettera al clero delle due diocesi in occasione della Quaresima.
“Anche quest’anno la Quaresima rischia di essere monca, visto che la pandemia non cessa di assediarci tutti con la sua recrudescenza”, osserva l’arcivescovo, certo che “come avete affrontato le altre ondate di coronavirus, affronterete anche questa con la serenità e la creatività che avete dimostrato negli ultimi dodici mesi”.
Il riferimento è alle iniziative attuate “per promuovere tante nuove esperienze che hanno sostenuto la fede, la speranza e la carità delle vostre comunità”. L’invito è “a perseverare nella prudenza e nel rispetto delle norme sanitarie” perché “la fede nel Signore non supera ordinariamente la malattia, ma invece ci impegna a prenderci cura di noi stessi e del prossimo, evitando il più possibile ogni contagio”. Nel periodo difficile della pandemia, sottolinea mons. Nosiglia, “la figura e il ministero del sacerdote ne sono usciti molto bene: questo ci invita a muoverci sulla stessa strada anche per il prossimo futuro”. “Bisogna puntare sull’essenziale – l’indicazione dell’arcivescovo – per sfoltire e semplificare la pastorale, lasciando perdere tante iniziative e impegni che apparivano indispensabili e necessari, quando invece erano bagagli faticosi e superflui, di cui ora abbiamo fatto a meno”. Diversi i suggerimenti proposti: “Privilegiamo il rapporto personale con i nostri fedeli”, “proseguiamo nel creare occasioni vere di comunità e non solo di comodità o tradizione negli orari e nei luoghi”, “curiamo bene la liturgia”. Inoltre, “aiutiamo le nostre comunità a saper rileggere gli avvenimenti anche più tragici e tristi per molti, alla luce della Parola di Dio, che agisce nella storia e ci chiede di impegnarci su nuove e responsabili forme di solidarietà, vicinanza e fraternità, da vivere insieme ai più poveri e ultimi della nostra società”. Ma, prima di ogni cosa, “durante questa Quaresima, proviamo a rovesciare il tutto e mettiamo al primo posto la preghiera, anche personale oltre che comunitaria, così da offrire alla nostra gente un esempio eloquente e concreto da imitare, per affrontare serenamente problemi e necessità”.

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