Immacolata: mons. Battaglia (Napoli), “la diffidenza è la radice dei mali che oggi attraversano la nostra città”

“Oggi siamo in grande peccato, siamo nell’indifferenza, ma, ancor più, nella diffidenza. E ciascuno è lì a farsi isola, a farsi la sua terra, lontano dall’altro, nemico dell’altro”. Lo ha detto, ieri, mons. Mimmo Battaglia, arcivescovo di Napoli, nella messa per la solennità dell’Immacolata Concezione, nella chiesa del Gesù Nuovo. “Credo che questa sia anche la radice dei mali che oggi attraversano la nostra città – ha osservato -. La diffidenza che si trasforma nel lavarsi le mani nei confronti dell’altro, nel disinteressarsi di lui, nell’indietreggiare rispetto alla responsabilità della comune vocazione, nel rifiutare un destino condiviso di luce per pensare unicamente al proprio percorso ombroso. Il non fidarsi dell’Altro e degli altri ci fa cadere nel vuoto e nell’isolamento, perché tutti diventano nemici, persone da cui stare lontano, a cui non credere, con cui non camminare. In fondo la diffidenza è alla base della frammentazione sociale e dell’indifferenza di cui anche la nostra Napoli soffre”.
L’“eccomi” di Maria è “il contrario della diffidenza, il contrario della fuga”. L’eccomi “spazza via l’ombra dell’indifferenza che nasce dall’essere diffidenti restituendo l’uomo alla responsabilità dell’esserci, di un essere con l’altro, per l’altro, nell’altro, prendendosi cura di lui”. E “il contrario dell’indifferenza è la cura! E Dio sa quanto la nostra città ha bisogno di ripartire dall’etica della cura. Una cura circolare, che a cerchi concentrici rinnova le relazioni più intime per poi allargarsi al tessuto sociale più ampio, quello in cui le famiglie, le istituzioni, le realtà umane vivono le une accanto alle altre in un quotidiano scambio di pensieri, parole, atteggiamenti. Quante volte questa comunicazione è pregiudicata dalla paura dell’altro e improntata alla diffidenza! Siamo chiamati oggi più che mai a rovesciare questa situazione ricordandoci che l’altro ha bisogno del nostro eccomi, della nostra presenza, del nostro apporto alla sua vita e che noi, a nostra volta, abbiamo bisogno di riceverlo come dono prezioso che arricchisce la nostra, come confronto necessario alla nostra crescita!”.

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