Beatificazione suor Lucia Ripamonti: card. Semeraro, “il suo posto, il più desiderato: l’ultimo”

“Della nostra beata qualcuno ha detto che era impastata di umiltà. Una superiora generale delle Ancelle della Carità non ha esitato ad affermare: per me questo presenta il massimo della santità. Il suo posto, il più desiderato: l’ultimo”. È il tratto distintivo della santità di suor Lucia Ripamonti sottolineato dal card. Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione per le cause dei santi, nell’omelia pronunciata oggi durante la messa di beatificazione della religiosa. Maria Ripamonti è nata ad Acquate in provincia di Lecco il 26 maggio 1909. Il 15 ottobre 1932 è entrata nella Casa madre delle Ancelle della Carità a Brescia dove ha iniziato il periodo di preparazione alla vita religiosa. Dopo il noviziato e i voti semplici, il 13 dicembre 1938 ha professato i voti solenni. Lì è rimasta fino ai primi sintomi della malattia nel maggio 1954. Muore di tumore al fegato il 4 luglio 1954 a 45 anni, pochi giorni prima era stata canonizzata la madre fondatrice delle Ancelle della Carità. Dal 1991 la Causa è stata affidata alla postulatrice, suor Paolisa Falconi delle Ancelle della Carità e il 13 maggio 2019 papa Francesco ha promulgato il decreto riguardante il miracolo attribuito alla sua intercessione della venerabile serva di Dio Lucia dell’Immacolata. “Il suo posto, il più desiderato: l’ultimo”, ha detto oggi il card. Semeraro. “Una testimone, nel processo canonico per la beatificazione ha riferito d’avere un giorno notato che sr. Lucia si spostava in continuazione per cederle la destra e, camminando, rimaneva rispettosamente indietro di un passo. Sorpresa e stupita per questo comportamento e supponendo che avesse qualche problema nel tenere il passo le domandò se dovesse un po’ rallentarlo. Sr. Lucia, però, con un bel sorriso e a voce sommessa le rispose: No, no, va bene così, sto al mio posto”. “Ed è così che, pur offrendo alla comunità un servizio davvero efficace, la nostra beata visse nel silenzio e nella semplicità evangelica trovando in tutto, anche nei rimproveri e nelle correzioni, un mezzo per umiliarsi e progredire nella santità”.

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