Messa in Coena Domini: mons. Tisi (Trento), “tanti volti anonimi, consegnati agli altri solo per fare il bene, realizzano la lavanda dei piedi”

“Quest’anno, sono le nostre case il luogo in cui Gesù fa Pasqua con noi. Nelle nostre abitazioni sta avvenendo esattamente quanto la Parola ha appena narrato: Gesù si alza da tavola e lava i nostri piedi. Seguendo l’intuizione dell’evangelista, e non potendo questa sera condividere con voi, che seguite da casa, il pane eucaristico, concentriamoci sul Maestro che si trasforma nell’ultimo servo di casa, quello che lava i piedi agli ospiti di passaggio e ai padroni”. Lo ha detto stasera mons. Lauro Tisi, arcivescovo di Trento, nella Messa in Coena Domini, celebrata in cattedrale, a porte chiuse e in streaming per l’emergenza coronavirus, e concelebrata dall’arcivescovo emerito Luigi Bressan.
“La Cena del Signore, celebrata in questa particolare condizione, ci dà l’opportunità di riscoprire che l’Eucarestia è destinata a trasformare la vita, diventando pane spezzato per i fratelli. Ma diventa anche l’auspicio che cresca il desiderio struggente di poter al più presto partecipare insieme alla Mensa eucaristica”, ha evidenziato il presule.
“La minuziosità con cui Giovanni narra la lavanda dei piedi, soffermandosi sui minimi particolari, mette in evidenza che non si tratta soltanto di un atto di umiltà. Siamo davanti a una rivelazione. Con il suo gesto, Gesù rende visibile la logica – di amore, di servizio, di dono – che ha guidato tutta la sua esistenza. La lavanda di piedi rivela il volto di Dio che Egli è venuto a mostrare. È un atto sconvolgente, perché ci rivela un Dio impensabile per i nostri parametri, tanto umani quanto religiosi: Dio serve l’uomo. La lavanda dei piedi mostra che non il potere, né il comandare, ma il servire è azione divina”, ha fatto notare l’arcivescovo.
“In queste ore convulse, a stupirci, a commuoverci, a farci respirare speranza sono le tante persone che, anziché cercare spazio per sé, regalano la vita agli altri. Volti anonimi, consegnati agli altri senza nessun’altra ragione, se non fare del bene, realizzano la lavanda dei piedi – ha osservato mons. Tisi -. Senza saperlo, stiamo dando ragione all’uomo della Pasqua. In questo modo Dio ci visita, ci salva, cammina con noi. Questa è la verità che ci fa liberi. Saper stare all’ultimo posto non è un castigo: è il posto di Dio, lì troviamo il Signore Gesù. L’ultimo posto è la culla della libertà, perché è il posto di chi ama di più. Quando venne tra noi, non trovò posto se non in una mangiatoia. Quando se ne andò, lo trovò solo fuori dalla città, sul legno della Croce”.
Servizio, ha concluso, “è il nome nuovo, il nome segreto della civiltà, perché questo è lo stile di Dio, in questi giorni lo stiamo scoprendo”.

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