Coronavirus Covid-19: Ecuador, appello Caritas a solidarietà. Organizzazioni per diritti umani chiedono intervento Onu a Guayaquil

“Migliaia di persone sono rimaste nella totale vulnerabilità, poiché le loro risorse dipendono dal lavoro quotidiano”. Lo denuncia la Caritas dell’Ecuador in una nota attraverso la quale lancia una raccolta di fondi, facendo appello “a tutti i settori sociali, alle imprese pubbliche e private, alle congregazioni religiose alle fondazioni e alla società ecuadoriana tutta, a unirsi nella solidarietà per poter distribuire alimenti, medicinali e articoli d’igiene nelle 24 province del Paese, attraverso la rete delle Caritas diocesane”. La nota fa presente che “i gruppi vulnerabili più colpiti dall’emergenza e nella maggior situazione di rischio sono anziani, disabili, donne sole con figli, malati cronici, famiglie numerose, minori”.
Fino a questo momento, segnala la Caritas, “sono stati consegnati in tutto il Paese più di 10mila kit di alimenti, medicine e articoli di igiene personale. Ma tutto questo non è sufficiente, le necessità di oggi richiedono un aiuto permanente. Perciò, abbiamo bisogno di ulteriore sostegno, per arrivare a più persone”.
Intanto, 18 organizzazioni della società civile e per i diritti umani, tra cui la Caritas-Pastorale sociale dell’Esmeraldas e varie realtà per la promozione delle donne e degli indigeni, denunciano la situazione fuori controllo a Guayaquil e chiedono al Governo di far intervenire le Nazioni Unite. Secondo le organizzazioni, all’abbandono di cadaveri nelle strade di Guayaquil a causa del mancato aiuto da parte del sistema d’emergenza 911, si aggiunge, nella confusione di questi giorni, lo smarrimento di cadaveri negli ospedali. La scorsa settimana, il Comité permanente por la defensa de los derechos humanos, organizzazione con sede a Guayaquil, ha ricevuto denunce da parte di familiari di persone decedute, in special modo presso l’Ospedale del Guasmo Sur, che non erano riuscite dopo giorni a recuperare il corpo dei propri congiunti. In alcuni casi, secondo l’organizzazione, hanno dovuto pagare per recuperarne i resti e per garantire loro una sepoltura.

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