Guerra in Siria: card. Zenari (nunzio), “Paese sempre più povero. Con Ospedali Aperti curati 40mila siriani poveri”

Card. Mario Zenari

“Purtroppo dopo dieci anni di guerra, la Siria non vede nessuna luce in fondo al tunnel. Il Paese è sempre più povero e ammalato. Basta vedere le lunghe code di persone che attendono di comperare il pane presso i panifici a prezzo sovvenzionato dal Governo e i tanti feriti di guerra e malati che portano le conseguenze di 10 anni di esplosivi di ogni genere che hanno inquinato il suolo e l’acqua. Basta vedere il numero crescente di persone malate di cancro, compresi i bambini. A queste malattie si è aggiunto anche, seppure in maniera ancora contenuta, la pandemia del Covid”. Poche e sofferte parole, affidate ad una video intervista per l’organizzazione non profit Avsi, quelle del nunzio apostolico in Siria, card. Mario Zenari, per descrivere il Paese mediorientale. Sulla Siria, rimarca il nunzio nell’intervista anticipata dal Sir, grava “la coltre di silenzio che – come diceva Papa Francesco all’inizio del mese di gennaio scorso – rischia di coprire la sofferenza di dieci anni di guerra”. Sulla Siria, ribadisce il nunzio, “si sta abbattendo la bomba della povertà che, stando agli ultimi dati delle Nazioni Unite, sta colpendo l’83% della popolazione siriana riducendola a vivere sotto la soglia della povertà”. Ancora il nunzio: “Stiamo assistendo alla morte della speranza. La gente è esacerbata, pensava che, una volta finite le bombe, cominciasse la ripresa economica, la ricostruzione”. Nulla di tutto ciò. In fondo al tunnel ancora il buio. “La Siria è sempre più povera e malata”. Nella video intervista, il cardinale fa il punto del progetto “Ospedali Aperti” da lui voluto quattro anni fa e portato avanti con il supporto tecnico di Avsi: “Alla fine di questo 2020 avremo assistito circa 40mila e forse più malati poveri. Il progetto si protrarrà ancora nel 2021, e speriamo di raggiungere i 50mila malati poveri”. Tanto lavoro fatto, moltissimo resta da fare, ma il nunzio si dice soddisfatto del progetto per due risultati raggiunti: “Il primo: curare la salute di questa povera gente. Il secondo: cercare di ricucire il tessuto sociale accettando qualsiasi ammalato di al di là di ogni appartenenza etnico-religiosa. Tante di queste persone che vengono nei nostri ospedali non sono cristiane e sono tra le più riconoscenti. Si dicono sorpresi di ricevere questa assistenza gratuita da ospedale cattolici”. Per continuare l’opera, soprattutto ora in piena pandemia Covid, serve aiuto e per chiederlo il card. Zenari prende in prestito le parole di Papa Francesco, pronunciate spesso in riferimento al Covid: “Siamo tutti nella stessa barca. Se l’acqua entra tutti i passeggeri sono in pericolo. Diamoci una mano cercando di tappare insieme questi buchi della barca dell’umanità”. “Serve l’aiuto di tutti –  conclude il card. Zenari -. La nostra risposta sia compassionevole come quella di Gesù, durante la moltiplicazione dei pani e dei pesci, quando disse agli apostoli di dare da mangiare alla gente che lo seguiva. Aspettiamo che qualcosa di buono avvenga, aspettiamo i miracoli del Signore anche in Siria”.

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