Coronavirus Covid-19: mons. Crepaldi (Trieste) a operatori Rsa, “vicinanza” e “incoraggiamento” per “questo tempo così difficile e doloroso”

“Vicinanza” e “incoraggiamento”. È quanto esprime il vescovo di Trieste, mons. Giampaolo Crepaldi, in una lettera inviata agli operatori e addetti alle case di riposo, alle case di accoglienza, ai servizi verso le persone. Rivolgendosi direttamente a ciascuno dei destinatari, il presule osserva che “in questo tempo così difficile e doloroso a causa del coronavirus”, ognuno di loro è “chiamato ad affrontare situazioni, problemi e sfide mai affrontati prima. Soprattutto quando anche tu ti vedi costretto a misurarti con la tua malattia, con quella dei tuoi assistiti, dei tuoi colleghi, dei tuoi cari e delle persone che ti circondano”.
“Mi giungono notizie molto serie e preoccupanti circa la salute di moltissimi operatori e addetti alle nostre case di riposo, alle case di accoglienza, ai servizi verso le persone, che operano a contatto con le categorie più deboli della nostra società: anziani, ammalati, poveri, emarginati, migranti”, afferma il vescovo, evidenziando che “relazionarsi con queste persone risulta essere ancora più difficile in questo momento. È difficile servirle in pienezza, quando si deve fare i conti con la paura di mettere realmente la propria vita a rischio di contagio o di mettere noi stessi a rischio di contagiare gli altri. È difficile servirli in pienezza, quando si percepisce che l’impegno profuso non è sempre valorizzato e supportato adeguatamente dalle pubbliche Istituzioni o dalla solidale attenzione della società civile”.
E, richiamando le parole Re Davide al figlio Salomone – “Sii forte, coraggio; mettiti al lavoro, non temere e non abbatterti, perché il Signore Dio, mio Dio, è con te. Non ti lascerà e non ti abbandonerà finché tu non abbia terminato tutto il lavoro per il tempio” –, mons. Crepaldi sottolineano come siano parole che “ci assicurano che il Signore non ci abbandonerà: questa è la chiave della nostra speranza e del sostegno evangelici, tanto necessari al nostro lavoro e alla nostra missione accanto alle persone più deboli e fragili”. “Grazie dal più profondo del cuore per tutto il tuo lavoro e la tua dedizione”, conclude il vescovo: “Possa la mia preghiera essere sempre di conforto al tuo lavoro e alla tua fatica”.

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