Consiglio europeo: Sassoli, possibili sanzioni sulla Turchia. Brexit, “errore lasciare l’Ue, ma ora serve un accordo”

Bruxelles, 10 dicembre: minuto di silenzio al Consiglio europeo in onore di Valéry Giscard d'Estaing (foto SIR/European Council)

“Le decisioni che siamo chiamati ad assumere sul Recovery Plan saranno il veicolo per la trasformazione verde, per il Green Deal europeo, come per la trasformazione digitale e per la riduzione delle disuguaglianze e la lotta alla povertà”. Intervenendo all’inizio del Consiglio europeo, il presidente dell’Europarlamento, David Sassoli, ha brevemente affrontato tutti i temi in agenda. “Gli investimenti dell’Ue – ha detto in proposito – saranno fondamentali in tal senso in quanto i cittadini, le città e le imprese dell’Unione contano su di noi per un intervento urgente volto a contrastare gli effetti della pandemia, a generare un nuovo benessere basato sulla solidarietà e a creare posti di lavoro sicuri”. Ferma la posizione sulla Turchia, così come deciso dall’Euroassemblea: “Nel corso dell’ultima tornata di novembre il Parlamento ha condannato le attività illegali della Turchia a Varosha, in quanto minano la fiducia reciproca e le prospettive di una soluzione globale del problema di Cipro. È pertanto indispensabile prendere seriamente in considerazione tutti gli strumenti a nostra disposizione, incluse le sanzioni economiche, per inviare un segnale credibile del nostro sostegno all’integrità territoriale di Cipro. La Turchia deve ormai rendersi conto che sta rapidamente sfumando l’occasione di portare avanti un’agenda positiva”.
Per quanto riguarda le relazioni tra l’Ue e il Regno Unito, “siamo davvero al punto finale – ha sottolineato Sassoli – per raggiungere un accordo sulle future relazioni tra le due parti. Il Parlamento europeo è stato chiaro durante tutto questo processo. Siamo pronti a sostenere un partenariato ambizioso, ampio ed equilibrato con il Regno Unito, che sarebbe reciprocamente vantaggioso… Anche se continuo a deplorare profondamente la decisione del Regno Unito di lasciare l’Ue, ho sempre creduto che una soluzione negoziata sia nell’interesse di entrambe le parti, oltre che dei cittadini e delle imprese”. Un accordo “sarebbe un solido punto di partenza su cui costruire il nostro nuovo partenariato, ma se questo non dovesse essere possibile, dobbiamo trovare nuove, anche se più limitate, modalità di collaborazione”.
Il summit era iniziato con un minuto di silenzio in onore di Valéry Giscard d’Estaing, recentemente scomparso, già presidente della Repubblica francese e presidente della Convenzione europea.

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