Colombia: cresce nel Paese e anche nella periferia di Bogotá la denutrizione infantile, coinvolti soprattutto migranti venezuelani

“Fernanda, 22 anni, mamma di Daniela, solo 2 mesi di vita, e di Francisco, 5 anni, ha deciso di farsi accompagnare da suo fratello Juan Enrique, 19 anni, per lasciare il Venezuela dove si soffriva la fame, camminare 16 giorni per arrivare a Bogotá, ma qui ha trovato le porte chiuse, è uno scandalo sentire le grida e il pianto di Daniela, perché Fernanda mangia solo un’arepa (piccolo pane fatto con farina di mais, ndr) al giorno, come in Venezuela, e non produce il latte materno per allattare sua figlia”. Lo racconta Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani, in seguito a una ricognizione nella periferia della metropoli colombiana, nel quartiere popolare di San Cristóbal.
Questa situazione è “rivelatrice dei numeri rivelati da un recente rapporto, che non fanno onore alla sindaca verde Claudia López e rivelano la contraddizione strutturale della denutrizione infantile in Colombia, Paese ricco di risorse naturale, ma ostaggio della corruzione e del dominio della narco-politica. Anche il presidente Duque tradisce gli impegni nei confronti dei migranti venezuelani che aveva assunto personalmente con Papa Francesco nell’ultima visita in Vaticano”.
Negli ultimi tre anni 50.387 bambini sotto i 5 anni di età sono stati segnalati con malnutrizione acuta e 997 sono stati i decessi a causa di fattori associati, secondo i dati diffusi da Blu Radio sulla base delle informazioni dell’istituto di statistica Dane, del Ministero dell’Agricoltura, della Fao, della fondazione Éxito e dell’Ufficio del difensore civico. Nello stesso periodo di tempo, la malnutrizione acuta infantile ha avuto un graduale aumento dapprima del 70%, per raggiungere poi il 94%. Dei quasi 2.600.000 bambini nati tra il 2016 e il 2019, circa 240.000 erano sottopeso e 852 sono morti nel primo mese di vita. Una situazione che è legata alla massiccia presenza di venezuelani, che restano ai margini della società nelle principali città. Molte le polemiche per le politiche della sindaca di Bogotá. Il teologo venezuelano del Boston College, Rafael Luciani, ha parlato di “narrativa xenofoba” e discriminatoria, mentre “milioni di colombiani sono stati ricevuti in Venezuela come fratelli e sorelle” nei passati decenni; inoltre, attualmente i dati ufficiali “dicono che solo il 4% dei reati è commesso da stranieri”.
Conclude Morsolin: “Il panorama delle strade di Bogotá oggi è caratterizzato da tante famiglie migranti che, con i loro bambini, trainano carretti per riciclare; inoltre, aumenta lo sfruttamento e il Municipio non offre nessuna alternativa di lavoro dignitoso alle famiglie venezuelane, oggi particolarmente vulnerabili per la pandemia, spesso vittime di razzismo e xenofobia che serpeggia in una società alla ricerca di un capro espiatorio”.

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