Tamponi antigenici: Scotti (Fimmg), “pronti ad assumerci ulteriori responsabilità, ma sempre nel rispetto della sicurezza”

“In un momento drammatico come quello attuale la medicina generale non poteva, e non ha mai pensato, di tirarsi indietro. Abbiamo però preteso che i medici non siano mandati a combattere a mani nude, come purtroppo è accaduto nei mesi scorsi”. Silvestro Scotti, segretario generale Fimmg (Federazione italiana medici medicina generale), commenta così l’accordo quadro raggiunto con il Governo per definire un ruolo ancor più centrale della medicina di famiglia nella lotta al coronavirus. Due i nodi centrali dell’accordo: i medici di medicina generale vengono chiamati ad eseguire i tamponi antigenici rapidi, e si sbloccano i fondi destinati all’acquisto di apparecchiature diagnostiche per i loro studi che, assicura Scotti, “non diventeranno ‘centri diagnostici’. Ciascun medico di famiglia sarà un punto di riferimento per i propri assistiti e potrà, in caso lo studio non lo consenta, effettuare i tamponi in strutture messe a disposizione dal proprio distretto”. In  particolare, “i tamponi antigenici saranno somministrati ai contatti stretti asintomatici, individuati dal medico di medicina generale oppure individuati e segnalati dal Dipartimento di prevenzione. E sarà sempre il medico a decidere se effettuare il tampone antigenico a pazienti per i quali si sospetta un contagio. I tamponi antigenici saranno utili anche per i contatti stretti asintomatici allo scadere dei 10 giorni di isolamento”. Grazie all’accordo quadro, i medici di medicina generale saranno dotati di tutti i dispositivi di protezione individuale necessari e saranno tenuti ad effettuare i tamponi antigenici solo a fronte di queste forniture. “Non si possono fare sconti sulla sicurezza dei colleghi – dice Scotti -, la medicina generale ha già pagato un tributo altissimo”. L’accordo, che non prevede volontarietà, stanzia per i medici le risorse necessarie ad assorbire la complessità organizzativa. “Fondamentale – ammonisce Scotti – che le regioni si muovano rapidamente”. Questo potrebbe essere “un primo passo” per “rafforzare in tempi rapidi la rete territoriale troppo a lungo trascurata”, l’auspicio del segretario Fimmg.

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