Coronavirus Covid-19: Bova (Forum sociosanitario), “l’associazionismo cattolico che si occupa di salute svolga unito un’azione culturale in vista del bene comune”

“Stiamo vivendo un momento storico di grande delicatezza e di grande difficoltà per la pandemia da Coronavirus. L’infezione si diffonde quotidianamente sempre di più” e “siamo tutti esposti al rischio di contagio”, ma al tempo stesso anche “la situazione sociale, ogni giorno che passa  diviene più difficile e complessa perché aumentano i contagiati e le persone da porre in quarantena, aumentano le persone da sottoporre a tampone, aumentano i disagi socioeconomici, con attività lavorative costrette a chiudere, un maggior numero di disoccupati o di lavoratori in cassa integrazione, persone e famiglie che vanno incontro a povertà estrema”, il tutto condito da un “pericoloso clima di violenze da parte di facinorosi delinquenti”. Denuncia questo quadro allarmante il presidente del Forum delle associazioni sociosanitarie, Aldo Bova, ricordando che, in questa situazione, “aumentano i disagi per la maggior parte di tutti gli ammalati per le altre patologie e aumenta la diseguaglianza nella cura della salute fra le persone con condizione economica e culturale diversa (naturalmente hanno tristemente la peggio i poveri e gli incolti)”.
Di fronte a tale scenario, si chiede Bova, “cosa possono fare le associazioni cattoliche impegnate nel sociale, parlando, in particolare, di quelle che si occupano di vita e di salute?”. Per il presidente del Forum, “possono fare molto, direi moltissimo, con un’azione culturale, formativa e motivazionale, invitando, in modo attivo, insistente e bene organizzato, le persone che si possono raggiungere ad approfondire e conoscere la via di diffusione del virus, a conoscere bene i danni che può generare il Coronavirus, ad adoperare sempre la mascherina fuori casa e quando si entra in rapporto con altre persone, anche in casa, a rispettare il distanziamento, a evitare gli assembramenti, a sapere che il punto di riferimento vero per la salute deve essere il medico di famiglia”. A tutti, osserva Bova, deve essere “chiara l’idea che nessuno si salva da solo e che siamo tutti nella stessa barca”. “Penso che si possa dare un grande contributo ‘concreto’ alla lotta al Covid, se il mondo laicale cattolico, che si occupa di salute, riesce a svolgere questo compito importantissimo, stando unito e condividendo le iniziative”. Di qui l’appello conclusivo ad “agire uniti per il bene comune”.

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