Il cardinale di Colonia, l’arcivescovo Rainer Maria Woelki, ha sottolineato l’impegno di Francesco verso i deboli e gli emarginati. “Ci mancherà il suo costante e vigile ammonimento alla giustizia sociale e alla salvaguardia del creato come nostra ‘casa comune’, così come i suoi impulsi alla cooperazione sinodale nella Chiesa e all’annuncio del Vangelo a tutti i popoli”, ha affermato l’arcivescovo in una dichiarazione. Francesco è stato un’importante fonte di ispirazione per la sua arcidiocesi, ad esempio per quanto riguarda il rapporto con i poveri, i senzatetto e i rifugiati. Il vescovo di Magonza, mons. Peter Kohlgraf, ha definito la morte del Papa un momento drammatico e triste. Ma è anche grato perché “voleva una Chiesa sinodale che, se necessario, si mostrasse ammaccata e assomigliasse certamente a un ospedale da campo in cui le persone sarebbero state curate nella loro fragilità o nel loro disagio sociale. Le migrazioni, la critica al capitalismo e l’impegno per la pace non erano questioni marginali per lui”, ha scritto Kohlgraf in un necrologio. Il vescovo di Essen, mons. Franz-Josef Overbeck, ha definito Francesco un “papa della cura pastorale”. Per lui, “il suo servizio è un servizio di prossimità alle persone, alle loro preoccupazioni e ai loro bisogni in tempi di ‘globalizzazione dell’indifferenza’, come lui la chiamava”. Il vescovo di Augusta, mons. Bertram Meier, ha elogiato Francesco come colui che ha proceduto con coraggio: “Come Francesco d’Assisi, ha fatto tutto per edificare spiritualmente la Chiesa. La sua preoccupazione per i poveri e gli emarginati è parte integrante del suo testamento”, ha affermato Meier. Anche la salvaguardia del creato e l’impegno per la giustizia globale erano temi che gli stavano a cuore. L’arcivescovo di Amburgo, mons. Stefan Heße, ha descritto Papa Francesco come un grande costruttore di ponti: “Per lui era più importante una ‘Chiesa malconcia’, una ‘Chiesa ai margini’, di una Chiesa che ostenta la propria santità”, ha affermato Heße.