Migranti: Sassoli (Parlamento Ue), “per l’Europa una politica d’immigrazione non più dettata dalla paura”. Il ruolo della religione

“In questi giorni la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha presentato la proposta di riforma della politica di asilo e immigrazione dell’Unione europea. Sono sicuro che nei prossimi mesi potremmo lavorare insieme per definire una risposta europea che sia all’altezza della nostra storia e della nostra umanità”. Con queste parole David Sassoli, presidente del Parlamento europeo, ha salutato i relatori al convegno “La religione del migrante: una sfida per la società e per la Chiesa” in corso oggi presso il Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale della Santa Sede, e promosso dall’Università Cattolica, in collaborazione con la Conferenza episcopale italiana, alla vigilia della 106a Giornata mondiale del migrante e del rifugiato. “Lo vediamo ogni giorno: le migrazioni sono un fenomeno globale, complesso, allo stesso tempo, una priorità e un’emergenza che la comunità internazionale deve affrontare insieme”, ha dichiarato Sassoli. “Le stesse definizioni di migrante, rifugiato, sfollato, apolide racchiudono al loro interno dei significati e dei vincoli diversi”. Secondo il presidente del Parlamento europeo questa è un’emergenza umana e sociale “di fronte alla quale non possiamo più rispondere con la cultura dell’indifferenza ma dobbiamo adottare invece un approccio coordinato basato sui principi della solidarietà, della responsabilità. In questa sfida così importante l’Unione europea vuole indicare una via diversa riformando la propria politica di immigrazione e asilo non più dettata dalla paura e dall’incertezza”.
Ma per definire un governo globale dell’immigrazione è necessario rafforzare quelle norme comuni che stanno alla base della nostra convivenza civile. “In questo senso la religione non può essere considerata solamente un bene privato. La storia dei grandi flussi migratori ci insegna che questo elemento, insieme ai suoi simboli e i suoi valori, costituisce non solo un bene prezioso ma anche un ponte, un potente strumento che facilita percorsi di comprensione, di integrazione e di inclusione sociale”, ha aggiunto Sassoli. “Servono regole che umanizzino i meccanismi globali e questo lo può fare solo l’Europa in questo momento. Per questo dobbiamo lavorare in modo costruttivo su politiche concrete e realistiche”.

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