Pasqua: mons. Mura (Nuoro e Lanusei), “risorti come persone del giorno dopo”

“Il dono della Pasqua si configura come uno dei doni più grandi, più liberi e più gratuiti che si possano condividere nel cammino degli uomini e delle donne di ogni tempo”. Comincia con questa sottolineatura il messaggio che mons. Antonello Mura, vescovo di Lanusei e Nuoro, rivolge alle comunità diocesane in occasione delle festività pasquali.
“Nei racconti della Risurrezione – osserva il presule – ritorna spesso la seguente espressione: il giorno dopo il sabato. Un dato reale, ma anche una provocazione salutare per tutti coloro che attendono che passi quel sabato di smarrimento e di disperazione, andando incontro finalmente al giorno dopo, un passaggio obbligato per chi attende speranza e vita. Credo che il nesso tra smarrimento e speranza contraddistingua tutti i passi della Pasqua di Gesù, ma restituisca anche un senso ad ogni passaggio di risurrezione che ci riguarda. Diventa, anzi, un appello alle nostre risorse di cuore e di intelligenza, di passione e di desiderio”. “Noi – commenta mons. Mura – continuiamo ad essere quelli del giorno dopo. E Dio continua a condurci a questa scoperta, così come si è rivelato nella Pasqua di Gesù”. “Il nostro percorso pasquale”, evidenzia il vescovo, “passa dallo scoprire, come accade nella Veglia, che i quattro simboli che vi sono presenti – la luce, la Parola, l’acqua e il pane – costituiscono le quattro identità di Gesù. Lui è la luce del mondo, la parola definitiva del Padre, l’acqua per la vita in pienezza e il pane della vita”. “La vera scoperta pasquale – spiega mons. Mura – è la consapevolezza della sua presenza nella nostra vita, insieme alla certezza che, nonostante tutti gli smarrimenti, è lui a guidarci alla conquista più bella: la speranza di vivere da risorti”. “Un dono straordinario per la nostra libertà di uomini e di donne fragili, ma sempre alla ricerca di vita e di speranza”, rileva il vescovo. “L’augurio – afferma – è che la nostra ricerca ci porti a fare l’esperienza che hanno vissuto le donne, quando hanno trovato sorprendentemente scoperchiata la tomba e rivoltata la pietra. Da quel momento tutto è cambiato. L’auspicio, ancora, è che in quel momento ci siano degli ‘angeli’ che ci insegnino a non fissarci sulle nostre tombe, sulle delusioni e gli smarrimenti, perché ad immagine di Gesù, che non è più tra i morti, anche noi riscopriamo una vita nuova e una luce che incanta”. “Allora, davvero, anche noi saremo quelli del giorno dopo. Figli della risurrezione. E la speranza continuerà così ad essere una vittoria sulla disperazione”, conclude il vescovo.

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