“È il profumo della Speranza che desideriamo invocare dal Signore, per la missione della Chiesa – della nostra Chiesa particolare e di tutta la Chiesa – affinché possa espandersi nei contesti geografici e antropologici del mondo contemporaneo”. Lo ha detto ieri l’arcivescovo mons. Gian Franco Saba nella messa crismale nella cattedrale di Sassari. Per il presule Dio guarda “l’umanità per chiamarla a un cammino di libertà: per sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo”. Il “Dio della liberazione” oggi “fissa lo sguardo su Gesù, Messia e Signore, mandato per rimandare gli oppressi in libertà, non solo per proclamare, ma per compiere un atto concreto di amore”, spiega il presule aggiungendo che Gesù desidera “incontrare la persona umana nella sua realtà, nel volto concreto, per portare una liberazione che non è solo un fatto esteriore: come un olio, un balsamo che penetra interiormente
e fa sperimentare l’amore di Dio per ogni individuo”. Per mons. Saba “ciascuno può espandere il profumo di Dio. È questa la via che il cammino sinodale intende promuovere, con una particolare attenzione al gran numero ‘di persone battezzate che però non vivono le esigenze del Battesimo’ (Evangelii Gaudium). Situazione paragonabile all’immagine del ‘grande elefante dormiente’, vale a dire una ricchezza di tanti doni distribuiti da Dio e di cui abbiamo bisogno di riscoprirne la bellezza, invitando anche quanti non sentono una Chiesa cordiale”. Nell’omelia mons. Saba, recentemente chiamato a guidare l’Ordinariato Militare per l’Italia, ha ringraziato presbiteri, diaconi, religiosi della diocesi di Sassari: “la cura del presbiterio è stata per me un’istanza interiore, palesata sin dalla prima lettera pastorale. Sono ben persuaso di non essere sempre riuscito a trasfondere, con segni ancora più evidenti, i sentimenti che lo Spirito del Signore ha suscitato nel mio cuore per voi. Su tutto questo conto, comunque, sulla vostra benevolenza e sul vostro perdono, qualora – anche involontariamente – avessi turbato o offeso qualcuno di voi”. E l’invito a non avere “paura di vivere questa stagione ecclesiale segnata da cambiamenti epocali con fiducia e speranza. Essa non è un tradimento della sacra Tradizione della Chiesa, ma è un impulso dello Spirito Santo che invita la Chiesa ad aprirsi alle istanze di evangelizzazione del mondo di oggi”. Il sacerdote – ha detto mons. Saba – è “uomo che vive non per sé ma per gli altri. È l’uomo della comunità”. Il pensiero dell’arcivescovo è andato poi alla comunità dell’Ordinariato Militare che “mi appresto a raggiungere”. Il presule, infatti, il 25 maggio saluterà la Comunità diocesana Turritana e il 31 maggio farà l’ingresso nella Chiesa dell’Ordinariato. “Ispirato da San Giovanni XXIII, uno dei Santi patroni delle Forze Armate, rivolgo a voi, cari fratelli e sorelle di questa nuova diletta Chiesa, che sono chiamato a servire, l’invito – ha detto – a condividere questo tempo che prepara il nostro incontro con spirito orante, affinché possa servirvi con l’amore di Cristo”.