Diocesi: mons. Morrone (Reggio Calabria), “in città si vive la rassegnazione. Adoperarsi per far convergere le forze migliori e impegnarsi sinceramente per il bene di tutti”

“Chi oggi ha la responsabilità del governo della città e quanti nel futuro intendono scendere in campo per la sua guida, hanno la grande occasione di adoperarsi per far convergere le forze migliori sui temi fondamentali e impegnarsi sinceramente per il bene di tutti i cittadini. I problemi nodali della nostra città non si risolveranno infatti affrontandoli ideologicamente con uno sterile confronto bellicoso, o utilizzando fenomeni spinosi e complessi come la mancanza di lavoro, la sanità, l’immigrazione, la povertà, l’emorragia dei nostri giovani e il disagio dei nostri ragazzi e delle nostre famiglie, per scopi di puro consenso individuale o calcolo elettorale”. Lo ha affermato questa mattina l’arcivescovo di Reggio Calabria-Bova, mons. Fortunato Morrone, nell’omelia pronunciata in occasione della solennità della Madonna della Consolazione.
“Anche la nostra città, il nostro territorio, cari fratelli e sorelle, ha bisogno di tanta consolazione”, ha osservato il presule: “A fronte di tanti sforzi che si notano in ogni ambito, non ultimo la generosa accoglienza dei migranti, la città è come se vivesse un momento di rassegnazione, di fermo, di stand by, che mi pare duri da un po’. Tanti sono i motivi e alcuni vengono probabilmente da lontano. In non poche persone mi sembra di aver percepito il desiderio non espresso, ma inconsciamente invocato, di una nuova ripartenza, dopo una lenta decelerazione. Ciò nonostante non pochi germogli di tanta solidarietà e generoso impegno sono sbocciati in vari ambiti della vita cittadina”. “La festa di Madonna esprime un forte senso di appartenenza e coesione, ma che non viene poi declinata in legame sociale e in cittadinanza attiva”, ha rilevato l’arcivescovo, secondo cui “questo interpella la nostra fede e la nostra pastorale. E segnala, ad ogni modo, la fatica di superare una mentalità individualistica che si traduce in dinamiche di appartenenza a circuiti socio-culturali, politici e accademici, che faticano a convergere, con le rispettive energie e competenze, sui nodi essenziali da sciogliere per promuovere e rilanciare finalmente questa nostra città, affascinante sì, ma di una bellezza incompiuta e così stranamente attraente che si fa ricorso al passato glorioso, ad una civiltà celebrata da autori antichi, ma di cui però si sono come smarriti le coordinate culturali e sociali che hanno modellato la coscienza partecipativa e morale della civitas”.

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