Diocesi: mons. Maffeis (Perugia), “Il coraggio dei passi”, prima lettera pastorale alla comunità diocesana

“Sopra un paio di scarpe da ginnastica, i calzoncini corti e una maglietta sudata, indossa un sorriso discreto e buono, che non si spegne quando i ragazzi – senza troppa convinzione – provano a dipingermelo come esigente e impegnativo. Guardo con sconfinata gratitudine questo prete, che ha compiuto i 75 lo scorso anno: nella calura del tardo pomeriggio congeda i bambini, riassume ai giovani il programma dell’indomani e, nel salutarli, raccomanda loro di ricordarsi di chiudere il cancello dell’Oratorio. Non alza la voce, non ne ha bisogno: ha su di sé gli occhi di tutti. Ed è uno sguardo carico di stima e d’affetto”. Così introduce l’arcivescovo Ivan Maffeis la sua prima Lettera pastorale, “Il coraggio dei passi”, alla comunità diocesana di Perugia-Città della Pieve. Questa lettera è, come si evince dal titolo, una proposta di cammino che attende la Chiesa perugino-pievese per essere “sempre più evangelizzatrice, missionaria e profetica al suo interno e all’esterno, con uno sguardo privilegiato al mondo giovanile, per contribuire allo sviluppo di una società più umana e più giusta per dirsi, in primis, cristiana”. Mons. Maffeis, fin dalle prime righe, cita sacerdoti, giovani e oratori, una sorta di “viatico” alla “cronaca estiva” che “ci ha messo sotto gli occhi episodi in cui a farla da padrone è la povertà di senso. Diciasettenni che mettono a ferro e fuoco città, saccheggiando negozi di marca. Minorenni accusati di aver trasformato una festa in violenza e abuso ai danni di ragazzine. Femminicidi quotidiani, compiuti da chi confonde l’amore con il possesso, la persona con la cosa”. “In una stagione di fragilità diffusa – scrive Maffeis –, la comunità cristiana rimane un anticorpo all’isolamento, un presidio inestimabile che plasma e chiama in gioco la responsabilità individuale, una proposta di percorsi di incontro, di formazione e di spiritualità, aperta anche a quanti non conoscono gli ambienti parrocchiali o che se ne sono allontanati; una rete di relazioni che accoglie, custodisce e accompagna la crescita delle giovani generazioni”. Inoltre, evidenzia mons. Maffeis pensando a quanto detto dal Papa, “le nostre comunità avvertono l’importanza e perfino l’urgenza di avere il coraggio del nuovo, pur senza dimenticare la ricchezza della Tradizione: un nuovo modo di essere Chiesa, di vivere da cristiani, di fare le cose”. E per “Il tratto di strada che ci attende”, mons. Maffeis è ottimista: “Andiamo avanti con coraggio – scrive nel concludere la Lettera –, memori che le vere riforme della Chiesa sono state attuate dai Santi. Non è forse strettamente legata a molti di loro – a partire da San Benedetto e da San Francesco – la stessa bellezza della nostra terra umbra?”.

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