Supplica a Madonna di Pompei: card. Zuppi, “spinti ad essere operatori, artigiani di pace. La fede cambia la vita, restituisce vita e futuro al mondo intero!”

“La supplica ci spinge ad essere operatori, artigiani di pace”. Lo ha sottolineato, stamattina, il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, nella sua omelia a Pompei, nella messa che oggi precede la supplica alla Beata Vergine del Rosario. “Questa casa, di preghiera e di carità, questa città di pace ci viene in aiuto. Qui – ha evidenziato il porporato – tutto parla di amore perché, come ha saggiamente scritto il vostro caro vescovo Tommaso, è ‘città mariana’, non solo un insediamento ben riuscito, ma un ‘punto luce proiettato sullo scenario del mondo’. Intorno a questa casa nasce e può sempre rinascere la città degli uomini, perché la fede cambia la vita, restituisce vita e futuro al mondo intero! Un granellino di fede! Il mio, il mio seme è l’inizio di un mondo nuovo!”. Così “Bartolo Longo, laico, innamorato di Maria, costruisce una città non più spenta e nascosta dalla cenere del male, ma una ‘Nuova Pompei’, dove il più debole trova accoglienza e speranza. Longo coinvolgeva tanti umili e forti – ha ricordato il presidente della Cei -: Giuseppe Moscati, fra Ludovico da Casoria, Caterina Volpicelli, don Pasquale Uva, don Carlo de Cardona, don Francesco Mottola. La santità è frutto di santità e trasmette santità, strada per costruire qualcosa di grande, perché santo non è il perfetto ma chi è pieno dell’amore di Dio. Non può esserlo ognuno di noi, con il dono che è e che scopre spendendolo e aiutando questa Madre? Papa Francesco parlò dei ‘cristiani troppo puliti che hanno tutte le verità, ma sono incapaci di sporcarsi le mani’”. Il card. Zuppi ha avvertito: “La verità di Gesù è il suo amore che si sporca le mani con l’uomo mezzo morto che quel bandito terribile che è il male spoglia di tutto. Quell’uomo è sempre il nostro prossimo, spogliato dalla guerra, dalla malattia, dalle fragilità come quella psichica o dalla prigione della solitudine”. In questo, ha detto il porporato, “ci aiuta il Santo Rosario, preghiera per tutti, insistente, che ci fa vivere i misteri di Cristo in compagnia di sua madre e della Chiesa”.

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