Mamma morta dopo il parto: mons. Perego (Ferrara), “Elisa ha gustato l’amore di Dio, lo ha tradotto fino a dare la sua vita per generare sua figlia Alice”

“Elisa ha gustato l’amore di Dio, ha tradotto l’amore di Dio in ascolto della sua Parola, in rispetto per la giustizia, in gesti di pace, in preghiera, nella tutela ed educazione dei piccoli e dei giovani, soprattutto nello scoutismo, prima nel Ferrara 4 (S. Luca) e poi nel Ferrara 3 (S. Spirito), fino a dare la sua vita per generare sua figlia Alice”. Lo ha ricordato oggi pomeriggio mons. Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio, nell’omelia pronunciata durante le esequie di Elisa Maietti, la giovane mamma morta lo scorso 4 maggio poche ore dopo aver dato alla luce la sua prima figlia, Alice.
Richiamando il versetto del Vangelo di Giovanni “Nessuno ha un amore più grande di chi dà la sua vita”, il presule ha sottolineato che “anche i testimoni che Elisa prediligeva, erano testimoni di fede che hanno amato la giustizia, educatori che hanno dato la loro vita: non a caso nell’anniversario della morte di don Pino Puglisi, il sacerdote siciliano ucciso dalla mafia trent’anni fa, aveva postato e inviato la foto del sacerdote beato e martire ai suoi ragazzi e amici”. “L’amore cristiano – ha proseguito l’arcivescovo – non si spegne mai: genera, dura nel tempo è eterno”. “L’amore a Dio e al prossimo rende la vita eterna”, ha continuato mons. Perego, rilevando che “le scelte di fede, di politica, cioè di amore alla città, di servizio hanno rafforzato e incanalato l’amore di Elisa come figlia, amica, educatrice e capo scout, promessa sposa, madre. Queste scelte hanno dato sapore alla sua vita, come il sale da sapore alle cose e hanno illuminato la sua vita e la vita delle persone che ha incontrato, educato, come la luce illumina la casa”.
L’arcivescovo ha voluto poi ricordare che al momento della sua scelta, della sua partenza, dopo l’esperienza della ‘route’ in Albania, come capo scout, Elisa scrisse: “Ora so che il servizio non è qualcosa da fare nel tempo libero, ma un modo di porsi nella vita… che non posso costruire la religione su misura, che se la Chiesa è imperfetta, è perché è fatta di uomini fragili come me; e so che devo guardare oltre il mio orticello, che faccio parte di una comunità più grande l’umanità”. “Sono parole – ha commentato mons. Perego – come un testamento, un testimone che viene consegnato a noi, in questo momento di silenzio, carico di angoscia soprattutto per voi familiari Albertina, Francesco, Andrea e voi tutti amici. Sono parole di chi oggi fa una seconda partenza verso la casa del Padre, dove la incontreremo anche noi. Sono parole che, come il sale, non perdono sapore e che, come luce, illuminano il nostro cammino, che ci rendono Elisa sempre vicina, sempre in comunione e non lontana”. “Cammina, cammina, cara Elisa – ha concluso l’arcivescovo – e incontrerai questa volta non i laghi e i monti e il mare d’Albania, ma una ‘tenda speciale’ di un Padre che ti aspetta sulla soglia, dove ha preparato per te un posto. Certamente ti reincontreremo. E guarda questa tua Chiesa, santa e peccatrice, radunata attorno a tua figlia, ai tuoi familiari, ai tuoi amici scout, perché non si stanchi mai di camminare e di scegliere il bene, di amare Dio e il prossimo con tutto se stessi e come se stessi”.

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