Pasqua: mons. Vezzoli (Fidenza), “ripartire dal Signore per una umanità rinnovata nell’amore”

“‘Niente è più come prima!’. Questa affermazione compare da tempo sulle labbra di molti nascondendo dietro di sé una forma di rassegnazione e, al contempo, di nostalgia davanti all’ineluttabilità degli avvenimenti a livello nazionale e mondiale che ci sovrastano e nei confronti dei quali sperimentiamo tutta la nostra inadeguatezza e impossibilità a cambiarne l’orientamento”. Lo scrive mons. Ovidio Vezzoli, vescovo di Fidenza, nel suo messaggio di Pasqua alla diocesi. “Da un lato – aggiunge -, l’espressione ‘Niente è più come prima!’ è giustificata dal corso degli eventi che interpellano la vita di ciascuno e i cui nomi sono molteplici”, tra cui la congiuntura economica e sociale, le promesse elettorali “puntualmente smentite”, la presenza di conflitti bellici che nella loro complessità si profilano senza soluzione a breve termine, gli strascichi della pandemia nella quotidianità della vita delle persone, una aggressività verbale e fisica mai conosciuta prima, un inaspettato e meschino stato di conflittualità dentro e fuori la comunità ecclesiale”. In questa prospettiva questo motto “registra un dato di fatto davanti al quale non ci si può sottrarre né avviare un processo di rimozione come se nulla fosse accaduto; ciò si tramuterebbe solo in un grave atto di irresponsabilità”. D’altro canto, secondo il vescovo, dichiarare che “Niente è più come prima!” può presentarsi come “una opportunità a partire dalla quale è possibile ricominciare imparando con sapienza ciò che la storia di questo tempo ci ha insegnato”.
Mons. Vezzoli, dunque, conclude che “‘Niente è più come prima!’ non diventa lo slogan di una speranza illusoria e inconsistente, ma appello a ripartire dal Signore al quale appartengono le nostre vite, affinché l’umanità non smarrisca l’unico necessario che le riconsegna il senso autentico del vivere e del lottare perché la vita sia il sigillo prezioso impresso sul volto di una umanità rinnovata nell’amore”. “Alla luce dell’evento della risurrezione di Gesù di Nazareth – conclude – non significa voltare pagina disattendendo la lezione del passato. Al contrario, l’affermazione si presenta come atto di assunzione di responsabilità per tutti, senza delega alcuna, affinché ogni agire concorra all’edificazione dell’unico corpo vivente del Signore, che è la sua Chiesa; essa è luogo di fraternità universale, esperienza di comunione priva di pregiudizi culturali, etnici e religiosi, tavola di dialogo e di ricerca della verità e della bellezza della vita in Cristo, nostra Pasqua di risurrezione”.

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