Messa crismale: mons. Delpini (Milano), “imparare stile, linguaggio, vie della missione”. Annunciata riforma del seminario

È terminata poco fa in duomo la Messa crismale presieduta dall’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini. Nell’omelia Delpini ha ricordato che “nella Chiesa tutti i battezzati sono pietre vive, sono chiamati per essere mandati a portare il lieto annuncio ai poveri. (…) La corresponsabilità di tutti per la missione si vive nella vita ordinaria, si vive negli ambienti del quotidiano, come testimonianza, come il rendere ragione della speranza che è in noi. Tutti i battezzati, ma in modo particolare i laici, uomini e donne, sono mandati per essere testimoni là dove vivono, lavorano, coltivano i loro affetti e la loro gioia, attraversano le loro tribolazioni e si prendono cura dei fratelli e delle sorelle”. Tuttavia, ha sottolineato l’arcivescovo, “si deve riconoscere che lo spirito missionario delle nostre comunità stenta a trovare i linguaggi, si esprime con timidezza, persino con imbarazzo, quasi che l’ideale sia essere cristiani senza dirlo, senza dire Gesù”. In questo senso, ha continuato, possono essere di aiuto le Assemblee sinodali decanali che si stanno configurando in diocesi: il loro scopo, infatti, è “imparare lo stile, il linguaggio, le vie della missione quotidiana da parte di tutti”.
Tra gli oli benedetti durante la Messa crismale, erano presenti quest’anno anche oli provenienti dal “Giardino della memoria di Capaci”, a Palermo, dove nella zona in cui 31 anni fa vennero uccisi il giudice Falcone, la moglie e tre agenti della scorta è stato piantato un uliveto. Al termine della celebrazione, mons. Delpini ha annunciato una riconfigurazione del Seminario diocesano, che verrà introdotta in via sperimentale per un triennio a partire da settembre, a motivo del numero più ridotto degli ingressi in Seminario dopo la pandemia e per affinare l’attuale prassi formativa. Tre le principali novità. Anzitutto, ha spiegato l’arcivescovo, “la vita di tutti i seminaristi sarà concentrata nel lotto dell’attuale Biennio (primi 2 anni del percorso), con spazi e tempi condivisi da tutti e altri propri per ciascuna tappa formativa”. Attualmente, invece, i seminaristi del Quadriennio (ultimi 4 anni) utilizzano spazi distinti rispetto ai loro compagni dei primi 2 anni. Inoltre, il terzo anno del percorso seminaristico “sarà vissuto abitando nelle parrocchie a piccoli gruppi di seminaristi e frequentando quotidianamente il Seminario per le lezioni e i momenti formativi”, più a contatto con la vita ordinaria delle comunità parrocchiali e con le varie componenti del popolo di Dio. Infine, la “vestizione” clericale, attualmente prevista all’inizio del terzo anno di Seminario, verrà rinviata al momento dell’ordinazione diaconale, ovvero all’inizio del sesto e ultimo anno, come indica la disciplina della Chiesa universale e della Cei in materia e come già avviene nella maggior parte dei seminari italiani (qui un’intervista al rettore del seminario ambrosiano, don Enrico Castagna).

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Territori