Carlo Urbani: Castelplanio, inaugurato un museo dedicato al medico che scoprì la Sars, nel ventennale della morte

(Foto: Francesca Cipolloni)

Le Marche e, in particolare Castelplanio, gioiscono, per l’inaugurazione, sabato 1° aprile, del museo “Carlo Urbani”, intitolato al noto medico che scoprì per primo la Sars, venuto a mancare esattamente venti anni fa. Impegnato in prima persona come infettivologo specializzato in malattie parassitarie nelle zone tropicali più esposte, Urbani morì il 29 marzo 2003 all’ospedale di Bangkok, proprio a causa di quel virus, la Sindrome respiratoria acuta severa, che riuscì tempestivamente a isolare attraverso immediate misure di contenimento del contagio, volte a prevenire il rischio su scala globale. Una vita, quella del medico marchigiano, noto votata alla ricerca, alla dedizione e al sacrificio, che, quale modello eroico e virtuoso, è balzata alla memoria di tutti in questi ultimi anni pesantemente condizionati dal Covid-19. Lo spazio espositivo – situato in viale don Giovanni Minzoni – rappresenta la sintesi delle intenzioni espresse dal Comune di Castelplanio, dalla Regione Marche, rappresentata dal governatore Francesco Aquaroli, e dall’Associazione Aicu. Presenti alla cerimonia anche Dino Latini, presidente dell’Assemblea legislativa delle Marche, Daniele Carnevali, presidente della provincia di Ancona, e Darco Pellos, prefetto della città dorica. Carlo Urbani, ha spiegato Fabio Badiali, sindaco di Castelplanio, sarà “la voce narrante di questo percorso museale dove gli studenti in particolare potranno riflettere sui valori che hanno animato questo uomo che ha speso per il prossimo la propria esistenza”. L’evento si è aperto in mattinata al teatro cittadino “Luciano Pittori”, gremito di autorità civili e religiose e di numerosi cittadini, per una tavola rotonda moderata dal giornalista Vincenzo Varagona, autore del libro “L’eredità di Carlo Urbani”.

(Foto: Francesca Cipolloni)

In sala, anche la madre e la moglie dello scienziato, Giuliana Chiorrini, nonché il figlio Tommaso Urbani, attuale presidente di Aicu, che nel suo intervento ha espresso “il desiderio più grande”, ovvero che “attraverso questo museo, così come attraverso l’associazione, il messaggio di mio padre arrivi ovunque, soprattutto dove c’è bisogno di speranza e di umanità. Spero che chiunque lo visiti, diventi portavoce di un messaggio di solidarietà e di umanità, che non ha un colore politico, in quanto attiene ai diritti umani, e che questo possa toccare le coscienze di tutti, soprattutto di coloro che hanno il compito e il dovere di rispettare e far rispettare questi diritti”. In conclusione, “una frase presa dalla dichiarazione che fece mio padre in occasione della consegna del Nobel per la Pace a Medici senza frontiere nel 1999: ‘Ed ora, approfittando di questa inconsueta popolarità, lasciamo che i riflettori, illuminandoci, illuminino e rendano visibili gli scenari dimenticati… affinché l’azione di domani (il Nobel non è il nostro traguardo finale!) sia ancora più efficace ed incisiva e che i benefici del premio vadano a loro, alle vittime’”.

(Foto: Francesca Cipolloni)

Oltre a Marcello Gemmato, sottosegretario al Ministero della Salute, attesi ospiti sono stati Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità, e Nguyen Thai Hoc, consigliere dell’ambasciata della Repubblica socialista del Vietnam a Roma. Ghebreyesus ha donato al museo a targa originale realizzata nel 2018 ed esposta nella sede centrale dell’agenzia a Ginevra. Un gesto di attenzione e sensibilità, dal momento che nel testo affisso si celebra il medico italiano per aver “agito nella migliore tradizione dell’Organizzazione mondiale della sanità”, come “esempio ispiratore per tutti coloro che cercano servire l’umanità come professionisti della salute pubblica”. In Svizzera resterà una replica “per ricordare a tutti noi il suo sacrificio e continuare il suo servizio”. Le sale sono state curate da Roberto Gigli, co-fondatore Aicu: un percorso dinamico, che ripercorre l’esperienza appassionata di Carlo Urbani, con testimonianze private e il contributo anche degli studenti, ad attestare, nel ricordo perenne voluto nella sua cittadina natale, la peculiare eredità umana e professionale donata fino ai confini del mondo.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Territori