Myanmar: ucciso un bimbo di 8 anni della comunità cattolica di Mon Hla (arcidiocesi di Mandalay). Dati Onu, morti 244 bambini da inizio del colpo di stato

(Foto ANSA/SIR)

Un bambino di otto anni è stato ucciso e migliaia di abitanti del villaggio di Mon Hla, nella regione di Sagaing, sono stati costretti a fuggire dalle loro case dopo che la giunta militare del Myanmar ha intensificato gli attacchi su diversi villaggi. È quanto denuncia oggi l’agenzia cattolica asiatica UcaNews. Secondo quanto hanno raccontato i residenti, il bimbo, della comunità cattolica del villaggio, è stato ucciso a seguito dei bombardamenti da parte dei militari. “Il bambino si era rifugiato sotto un albero nella foresta ed è stato ucciso nell’esplosione di una granata “, ha raccontato un residente. La morte, secondo quanto riporta l’agenzia, dovrebbe essere avvenuta il 6 marzo, quando i militari hanno fatto irruzione nei villaggi e cattolici e buddisti sono fuggiti dalle loro case e si sono rifugiati nelle foreste. La giunta militare, che ha preso il potere dopo aver rovesciato il governo nel febbraio 2021, sta prendendo di mira in particolare tre villaggi cattolici storici – Chan Thar, Chaung Yoe e Mon HLA – che appartengono all’arcidiocesi di Mandalay, per eliminare la crescente resistenza popolare all’esercito. In un attacco del 15 gennaio, l’esercito ha dato alle fiamme la storica chiesa dell’Assunzione a Chan Thar, insieme a centinaia di case. Almeno 10 parrocchie su 38 nell’arcidiocesi sono state gravemente colpite a causa del conflitto in corso, secondo le fonti della chiesa locale.

“Sacerdoti e suore insieme agli abitanti del villaggio di quelle parrocchie sono fuggiti ripetutamente dalle loro case a causa delle incursioni”, ha detto a UCA News, uno di loro, che non desidera però essere nominato. I vescovi cattolici hanno ripetutamente chiesto il rispetto per la vita umana, per i luoghi di culto, gli ospedali e le scuole. Un rapporto pubblicato venerdì dalle Nazioni Unite ha accusato l’esercito del Myanmar di creare “una crisi perpetua dei diritti umani” nel paese e ha chiesto la fine immediata delle violenze. Da quando la giunta militare ha preso il potere due anni fa, il Myanmar è precipitato nel caos. Nel presentare a Ginevra il Rapporto, Volker Türk, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani ha confermato purtroppo quanto sta avvenendo nella regione birmana: “In particolare nella regione di Sagaing, a nord-ovest di Mandalay – ha detto -, continuiamo a ricevere segnalazioni quotidiane di nuovi incidenti, con soldati che si spostano di villaggio in villaggio, saccheggiando e poi incendiando case e fattorie”. Dal rovesciamento militare, circa 39.000 strutture sono state bruciate. La notizia dei numerosi incendi sono confermati – fa sapere l’Onu – anche dalle immagini satellitari. Secondo i dati dell’Alto Commissario Türk, sono oltre 1,3 milioni le persone sfollate fino ad oggi dall’inizio del colpo di Stato. Fonti attendibili, parlano di almeno 2.947 civili uccisi dai militari dal 2021, inclusi 244 bambini. Più di un terzo di questi decessi confermati è avvenuto durante la custodia militare. Il numero effettivo di uccisioni di civili, però, è quasi certamente molto più alto.

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