Safer Internet Day: Save the Children, rischio “normalizzazione” dei comportamenti violenti on line

Sebbene la gran parte dei ragazzi associ i rapporti di coppia a valori come comprensione, sincerità, complicità, rispetto e fiducia, il 42,2% del totale dei partecipanti a una rilevazione del Movimento Giovani per Save the Children riferisce di avere avuto un’amica/o che ha vissuto una qualche forma di violenza on-line nella relazione, soprattutto rispetto alla sfera del controllo personale. Tra i comportamenti ritenuti più frequenti ci sono la creazione di un profilo social fake per controllare il/la partner (73,4%), le telefonate/invio di messaggi insistenti per sapere dove si trova e con chi è (62,5%), il controllo degli spostamenti e delle persone con cui si trova (57%), l’impedire al/alla partner di accettare delle persone tra le amicizie sui social (56,2%), ma anche il fare pressioni affinché il/la partner invii sue foto sessualmente esplicite” (55,1%) o minacciare la diffusione di informazioni, foto o video imbarazzanti (40,6%). È questo il tema al centro della campagna di sensibilizzazione “Lo hai mai fatto?” contro la violenza di genere on-line tra adolescenti, ideata e realizzata dalle ragazze e dai ragazzi del Movimento Giovani per Save the children e lanciata oggi in vista della Giornata mondiale per la sicurezza in rete (Safer internet day 2023) che ricorre il prossimo 7 febbraio.
Oltre alla sfera del controllo, le situazioni di abuso o violenza online all’interno di una coppia possono riguardare anche i comportamenti volti a danneggiare la reputazione o violare la privacy del/della partner, o quelli aggressivi, che includono minacce e umiliazioni, o pressioni per ottenere forzosamente il consenso ad attività sessuali indesiderate. L’importanza del ruolo dei coetanei per promuovere relazioni di coppia che escludano la violenza on-line è confermato dalle ragazze e dai ragazzi stessi che hanno risposto alla consultazione. Più di 7 su 10 si rivolgerebbero ad amici/e se fossero vittime di violenza on-line, mentre la fiducia nei confronti dei genitori o di fratelli e sorelle si attesta rispettivamente al 33% e al 30%. Se è comunque consistente anche la volontà di rivolgersi alle forze di polizia (25,5%), sono invece pochi gli intervistati che si rivolgerebbero ad un insegnante (7,6%).

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