Papa in Sud Sudan: incontro autorità, “non basta chiamarsi repubblica, occorre esserlo”

(Foto Vatican Media/SIR)

“Non basta chiamarsi Repubblica, occorre esserlo, a partire dai beni primari: le abbondanti risorse con cui Dio ha benedetto questa terra non siano riservate a pochi, ma appannaggio di tutti, e ai piani di ripresa economica corrispondano progetti per un’equa distribuzione delle ricchezze”. Lo ha detto il Papa, che nel suo primo discorso in Sud Sudan ha citato la data di nascita della Repubblica del Paese, il 9 luglio 2011, per spiegare che “essere una res pubblica significa riconoscersi come realtà pubblica, affermare, cioè, che lo Stato è di tutti; e dunque che chi, al suo interno, ricopre responsabilità maggiori, presiedendolo e governandolo, non può che porsi al servizio del bene comune”. “Ecco lo scopo del potere: servire la comunità”, ha sottolineato Francesco: “La tentazione sempre in agguato è invece di servirsene per i propri interessi”. “Fondamentale, per la vita di una Repubblica, è lo sviluppo democratico”, ha proseguito il Papa:  “Esso tutela la benefica distinzione dei poteri, così che, ad esempio, chi amministra la giustizia possa esercitarla senza condizionamenti da parte di chi legifera o governa”. La democrazia presuppone, inoltre, “il rispetto dei diritti umani, custoditi dalla legge e dalla sua applicazione, e in particolare la libertà di esprimere le proprie idee”. Per il Papa, dunque, “va data a ogni cittadina e cittadino la possibilità di disporre del dono unico e irripetibile dell’esistenza con i mezzi adeguati a realizzarlo: come scriveva Papa Giovanni, ‘ogni essere umano ha il diritto all’esistenza, all’integrità fisica, ai mezzi indispensabili e sufficienti per un dignitoso tenore di vita’”. “Il tragitto di pace della Repubblica non proceda ad alti e bassi, ma, a partire da questa capitale, diventi percorribile, senza rimanere impaludato nell’inerzia”, l’auspicio di Francesco.

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