Guerre nel mondo: mons. Paglia (Pav), “fare tutto quanto è in nostro potere per fermarle e prevenirle”

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

“Come credenti siamo anche chiamati a una vigilanza del tutto speciale sul dramma dell’uso delle nuove tecnologie poste al servizio di operazioni distruttive sempre più ampie e sofisticate. Quanto sta avvenendo su numerosi fronti di guerra ce lo ripete con sempre maggior forza. Anche approssimandoci alla triste ricorrenza del primo anniversario della guerra in Ucraina, non possiamo accontentarci di denunciare gli orrori di questi conflitti; siamo chiamati a fare tutto quanto è in nostro potere per fermare la loro continuazione e per scongiurarne le premesse”. Lo ha detto questa mattina mons. Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la vita (Pav), nel discorso di apertura della 28ª Assemblea generale della Pav e di introduzione al Workshop on line del 20 e 21 febbraio sul tema “Converging on the person. Emerging Technologies for the Common Good”. “Non voglio qui entrare nelle distinzioni tra difesa legittima e guerra (illecita perché sempre ingiusta) – ha proseguito Paglia –. Desidero solo sottolineare come la disponibilità di armamenti sempre più sofisticati esponga alla tentazione – paradossale – di affrontare i conflitti potenziandone la violenza: una via che al primo sguardo sembra talora più facile della ricerca di soluzioni alternative. Ma come ci ha detto papa Francesco: ‘Usare le armi per risolvere i conflitti è segno di debolezza e di fragilità. Negoziare, procedere nella mediazione e avviare la conciliazione richiede coraggio’”. “Dobbiamo superare quella sorta di pigrizia mentale che ostacola la ricerca di modalità alternative di legittima difesa e di risoluzione dei conflitti, che cerchino di parlare alla coscienza del nemico e non di abbatterlo con la violenza che lo costringe solo dall’esterno. Questo atteggiamento richiede una lunga preparazione, e – anche in questo caso – l’adozione di un approccio intelligente e multifocale alla complessità: capace di individuare la debolezza delle semplificazioni pulsionali e in grado di far evolvere la percezione dei loro vicoli ciechi. Un sapere veramente creativo – ha concluso il presidente della Pav – non va investito soltanto nell’upgrade dei telefonini”.

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