Lavoro manuale: don Bonalume (Cnos-Fap), “i giovani hanno bisogno di strumenti e di qualità per tornare a sognare”

“Oggi i giovani gridano ancora. Nel loro modo di essere ci stanno dicendo che hanno bisogno di una mano allungata per imparare a sognare. Hanno bisogno di strumenti e di qualità per tornare a sognare”. Così don Fabrizio Bonalume, direttore generale della Federazione Cnos-Fap, oggi a Roma al convegno “Pensare con le mani”. “Il lavoro buono – dice – è quello che può ridare ai ragazzi la capacità di sognare. Oggi abbiamo la possibilità di darla ai ragazzi. Nell’800 don Bosco capisce che non può fare da solo, così inizia a fare i primi contratti di apprendistato con cui gli artigiani educano e formano i ragazzi. Nei primi contratti don Bosco chiede agli artigiani di essere i padri dei ragazzi affidati. Il grido dei ragazzi oggi deve trovare una risposta nell’offerta professionale”. Riguardo al “Manifesto del lavoro buono”, presentato durante il convegno, aggiunge: “Le prime cento firme delle aziende le abbiamo raccolte in una settimana e hanno bisogno di una risposta da parte della politica. Oggi sono tante le aziende che hanno bisogno di giovani operai che abbiano voglia di creare con le mani. A questi giovani è stata tolta la capacità di buttarsi e di sognare. Se continuiamo a dare solo una risposta tecnica, perché mancano le competenze, ci dimentichiamo di formare i ragazzi. Non basta insegnare a usare un macchinario ma dobbiamo passare la capacità di formare nel desiderare e pensare perché è troppo importante”.

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